di Tiziana Pasetti
Trama – Grimoldi, psicologo giuridico, si occupa da anni di minori autori di reato. In questo testo chiaro i fatti di cronaca, alcuni noti, sono spunto dal quale partire per analizzare il mondo culturale e affettivo in cui i ragazzi crescono e la possibilità che si impossessi di loro, che li faccia inciampare, l’azione illegale, devastante, criminale, omicida. Capire che a compiere il gesto è un individuo in crescita è uno sforzo giuridico che il nostro Paese, come molti altri, considera trattando chi agisce il crimine con leggi e responsabilità dedicate. Esistono però le storie individuali, quelle che gli psicologi si trovano a dover trattare con ‘armi’ diverse da quelle scolpite in un codice. Non è meno aberrante l’azione compiuta da un giovane ma una riflessione competente è necessaria per una giusta pena, una indispensabile (ri)educazione. Le storie di chi non ha fermato la mano, di chi poi va recuperato, sono necessarie per conoscere il nostro ambiente, i vuoti che sembrano rendere liberi i giovani e invece li fanno precipitare, la noia sconosciuta che non genera più sogni e progetti, il bisogno di possedere (indifferentemente cose e persone) per essere visti, riconosciuti, inclusi.
Un assaggio – Quasi sempre, le vicende più gravi che riguardano la criminalità minorile hanno a che fare con il sesso. L’adolescente, maschio o femmina che sia, scopre improvvisamente che la connotazione primaria del proprio futuro è costituita da una particolare forma di solitudine. Questa si presenta come un vuoto, un desiderio costante dell’altro da sé, desiderio naturalmente esposto al pericolo concreto e tangibile della frustrazione. Dall’improvvisa constatazione di questa dipendenza strutturale dall’altro, dalla pubertà in poi si rende evidente la fragilità del proprio Sé non più indipendente. La propria insufficienza e la fragilità che ne consegue sono una costante che ripropone senza tregua il prorompente bisogno di partner, di gruppo, di affiliazione. L’adolescente ne ricava una sensazione di prostrazione. L’adolescente ha costantemente bisogno dell’altro, dell’occhio che regala la pace con un solo sguardo benevolo. Sa bene che la condivisione del piacere va ben oltre quel semplice sguardo amico, e che occorrerà una vera e propria elezione a un’unicità quasi soprannaturale (sei tu, solo tu…) per essere scelti come partner di un atto sessuale o di una relazione amorosa. Spesso i contorni dell’oggetto di amore o desiderio devono ancora chiarirsi, ma la sua assenza genera un dolore e una mancanza anche senza oggetto; ti può mancare qualcuno che non sai, che non conosci ancora. Sono guai.
Leggerlo perché – Parlare di ragazzi è sempre difficile, si fatica ad accettare la deformazione violenta che prende il posto di una parentesi di vita – quella adolescenziale – che vogliamo credere, pur nella crisi fisiologica che la connota, ancora innocente. È necessario però oltrepassare le categorie infantili legate all’innocenza del bambino, alla colorazione pastello dell’istinto giovane. Essere a conoscenza della difficoltà personale, della critica ‘messa in società’ può aiutare i giovani a non temere il disagio interiore, a non considerarlo anomalo, a non sentirsi diverso, ‘oscuro’. È comodo ma errato credere che il crimine giovane sia sempre e solo frutto marcio di ambienti malsani o di patologie mentali. Nella maggior parte dei casi il crimine giovane è figlio dell’assenza del senso di responsabilità, manca l’insegnamento da parte delle figure guida a sviluppare l’obbligo – è una capacità che arricchisce il vivere sociale – di rispondere delle proprie azioni. Una lettura utile per gli adulti, utilissima per i giovani.
Mauro Grimoldi, Dieci lezioni sul male, Raffaello Cortina Editore
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