di Tiziana Pasetti
Trama – Gaslight è un film del 1944 diretto da George Cukor e interpretato da Ingrid Bergman e Charles Boyer. La tecnica di manipolazione, il gaslighting, ha le sue origini proprio in questa pellicola. Ed è partendo dalla trama del film (Paula è una cantante che ha sposato un pianista mediocre, Gregory, un uomo interessato solo alla ricchezza della donna che cercherà di impadronirsi dei suoi averi facendole credere di essere impazzita). È per travisamento che procede il gaslighting, per inversione, proiezione e – soprattutto – negazione. L’intenzione è quella di distruggere ma lo schema è complesso, chi distrugge riesce a convincere la vittima che tale distruzione non è mai avvenuta, che tutto è solo il frutto di un disagio, una malattia, mentale. Nel 2022 il termine gaslighting è stato parola dell’anno per il Merriam-Webster, il dizionario in lingua inglese più autorevole d’America. Hélène Frappat, con questa sua indagine (politica, filosofica, sociologica, letteraria) che prende le mosse dalla forma più contemporanea del nostro tempo, il cinema, focalizza la sua attenzione sulla manipolazione che distrugge e annulla l’identità.
Un assaggio – Il gaslighting è una strategia – una tragedia – che mira a ridurre una donna. Il concetto di gaslighting è uno strumento critico del femminismo, che dovrebbe essere chiaro. L’eroina del film seminale di Cukor è una cantante, nipote di una cantante d’opera morta strangolata, e a sua volta in procinto di perdere la voce. A partire dagli anni Settanta, nel linguaggio della psicologia accademica statunitense, il termine gaslighting è stato utilizzato per descrivere l’abuso sessuale e psicologico, nonché il tentativo congiunto di offuscare la percezione della realtà da parte della vittima, cominciando dal suo stesso status. Il manipolatore induce la vittima a mettere in discussione ogni scelta, ogni sentimento, emozione, percezione e valore, fino a farla dubitare della propria salute mentale. A poco a poco, le fondamenta della realtà svaporano. I ruoli di vittima e carnefice si invertono. Il persecutore spinge la perseguitata a credere di essere non la vittima ma l’autrice di un crimine. Questa fase di negazione è il primo stadio di una strategia di manipolazione che la ricercatrice americana di psicologia e scienze comportamentali Jennifer Freyd ha descritto con l’acronimo DARVO: deny, attack, and reverse victim and offender (negazione, attacco e inversione dei ruoli tra la vittima e l’aggressore). Secondo Freyd la prima fase del DARVO, la negazione, corrisponde al gaslighting. «L’aggressore si affretta a dare l’impressione di essere attaccato ingiustamente, perché è la vittima il vero aggressore. I ruoli e le responsabilità sono completamente invertiti».
Leggerlo perché – Leggerlo perché è un saggio scritto in modo chiaro, esauriente, non sciatto, non semplicistico come la maggior parte della produzione manualistica del tipo: Quattro semplici passi per liberarti dal tuo vampiro emotivo. La società patriarcale ha sicuramente operato con un obiettivo forte: chiudere la bocca e le intenzioni delle donne che considerava oggetti di proprietà. Oggi però esiste un cambio di paradigma, almeno nelle società occidentali. Dovremmo leggere queste pagine con la consapevolezza che spesso a chiudere la nostra bocca siamo noi stesse, siamo noi a ‘impazzirci’ quando rivediamo in maniera creativa (e la creatività non sempre è positiva) la realtà di certi legami, quando arricchiamo e idealizziamo rapporti, quando silenziamo sintomi di amori e amicizie malate, tossiche, per paura di perdere chi, in realtà, non abbiamo e non avremo mai. Attenzione a noi stesse. Attenzione.
Hélène Frappat, Gaslighting, Neri Pozza
Traduzione dal francese di Marina Visentin
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