“Non c’era niente di peggio che dormire insieme alla persona sbagliata, anche se mia moglie non aveva colpe dirette, se non aver scelto di condividere buona parte della sua vita con me. D’altronde io avevo compiuto lo stesso errore. Ecco cos’erano i coniugi: due persone che, avventatamente, compivano ogni giorno lo stesso sbaglio. (…) Che cosa terribile era l’amore quando finiva. E il dramma era che finiva sempre, che nessuna coppia poteva dirsi esente da quel passaggio traumatico: certi ammortizzavano meglio (bastava avere una sola ragione valida, solo una, per restare insieme, e l’insoddisfazione in genere cementava meglio della serenità); certi altri, più semplicemente, impazzivano. Cara Sandra, com’eravamo incoscienti e impavidi, solo qualche anno fa. E adesso? Adesso l’unica iniziativa congiunta che prendevamo sul serio era andare a fare il vaccino antinfluenzale”.
Se siete nel pieno di un’ubriacatura che state chiamando (più o meno realisticamente) innamoramento vi prego, non leggete questo libro. Godetevi il momento (più o meno lungo) e rimandate a tempi peggiori questo giro di giostra nel luna park della letteratura che alla realtà fa fare giri veloci, velocissimi.
C’è un uomo. C’è Roma. C’è l’autunno, una stagione che in questa città regala una doppia estate. Lui di mestiere scrive e come tutti quelli che di mestiere scrivono lui cammina. Tra una camminata e l’altra, in un mercatino dell’usato, incontra un libro. Il libro ha come tema principale gli artisti di Montmartre. L’uomo sfoglia il libro e resta folgorato da un paio di occhi che, lo capisce immediatamente, il colpo è di fulmine, lo stavano aspettando. Lei è Jeanne Hébuterne, la compagna di Amedeo Modigliani. L’uomo acquista il libro. Di Jeanne conosceva la storia – si uccise al nono mese di gravidanza, buttandosi dal quinto piano, il giorno dopo la morte del suo amato – ma forse non il viso, forse non la promessa d’amore. L’uomo strappa la pagina, la piega in quattro, la mette in tasca. L’uomo è innamorato.
L’amore per Jeanne porta l’uomo a ritrovare la spinta sessuale verso la moglie, Sandra. Il sesso con la donna è un momento di magia, di incontro fra corpo e anima: Jeanne ogni volta attraversa i mondi e la morte e sfiora, con il suo, il piede dell’uomo disteso sul letto. Jeanne sta cercando un modo per rialzarsi dalla caduta funesta e gettarsi fra le braccia dell’uomo, questo l’uomo lo sente. E il miracolo – l’amore è un miracolo – accade, non tarda: a cena, una sera, arriva una cugina di Sandra, Gemma. Gemma è uguale a Jeanne. Gemma è Jeanne. L’uomo è sicuro.
Se dall’ubriacatura (quella che manda in tilt i cuori e che mette a dura prova i fegati) vi siete invece ripresi questo è il saggio – esatto, un saggio in forma di romanzo – che fa per voi. L’amore è qualcosa che riguarda i nostri occhi, le nostre attese, le nostre solitudini. L’amore è uno sguardo fisso, su carta, che facciamo muovere noi, è palpebre fisse che facciamo fremere noi, è una storia che non risponde alle attese e alle pretese. L’amore, quello che ci toglie dalla realtà, quello che ci solleva dalla vita, è un salto nell’immaginario. E uno schianto, accompagnato non da un grido ma da uno sbadiglio, poi.
“L’intimità allontana le persone, non le avvicina. (…) Provai il desiderio di un terribile amore nuovo”.
Luca Ricci, Gli autunnali, La Nave di Teseo
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