Trama – Grady McNeal ha 17 anni e per la prima volta passerà l’estate da sola nel lussuosissimo appartamento di famiglia sulla Fifth Avenue, a New York. I genitori hanno scelto di passare la calda stagione in Francia, sperando in un clima più mite. A spingere la giovane a restare nell’afosa metropoli è un segreto, un segreto che ha un nome, Clyde Manzer, ebreo, veterano di guerra che fa il posteggiatore. Ad accomunare i due giovani un carattere color rosso passione, il rosso dei capelli di Grady, il rosso del sangue impresso nei ricordi di Clyde. La lunga estate calda li accoglierà ancora figli di stelle che somigliano all’abbaglio dei fuochi d’artificio e li condurrà giorno dopo giorno attraverso i percorsi e le strade, a volte in discesa ma sempre costellate di difficoltà, dell’amore. Dell’amore raccontato da Capote, attenzione, un amore che ramifica e getta ombre, malinconia, gelosia, dubbi, rimpianti. Un amore che mette i due giovani davanti a molte scelte e che quasi mai, che sia lieta o meno, può conoscere la parola ‘fine’.
Un assaggio – «Non ho mai passato un’estate in città», disse, evitando di incontrare i loro occhi e guardando fuori dalla finestra: i bagliori del traffico sembravano intensificare la pace del mattino di giugno a Central Park, e il pieno sole di inizio estate, quello che inaridisce la verde crosta della primavera, si tuffava tra i rami degli alberi davanti al Plaza, dove stavano facendo colazione. «Va bene, mi arrendo: sono irragionevole». Grady sorrise, rendendosi conto che forse quella frase era stata un errore: la sua famiglia era già anche troppo incline a considerarla irragionevole, e molto tempo prima, quando aveva quattordici anni, con un’acuta e terribile intuizione lei aveva intuito di non piacere a sua madre, che pure le voleva bene; dapprima aveva pensato che fosse perché era più diretta, più testarda e meno allegra di Apple, ma poi, quando con grande dolore di sua sorella era risultato evidente a tutti che era lei la più carina, aveva smesso di arrovellarsi su ciò che poteva pensare sua madre: alla fine aveva capito che, per quanto in modo piuttosto inerte, anche a lei sua madre non piaceva poi molto, e questo fin da piccola. Nell’atteggiamento reciproco delle due donne, però, non c’era niente di appariscente: anzi, la casa della loro ostilità era modestamente ammobiliata d’affetto.
Leggerlo perché – Mia figlia, diciassette anni tutti votati ai video di Tik Tok e agli appuntamenti mensili con la tipa che le pittura le unghie, quest’estate ha subito una mutazione di quelle che uno vorrebbe anche porsi qualche domanda ma si arrende in partenza: ha deciso che vuole fare il medico, ha accorciato gli artigli e, lei che quando le indicavo una libreria lanciava le mani verso il cielo e scappava in un battibaleno, ha cominciato a leggere. Ha letto tutto quello che non aveva letto da quando ha imparato che c unita alla a e alla s e ad un’altra a si dice casa. Gialli, saggi, romanzi e…e mentre aspettavamo che l’enorme ritardo annunciato all’ultimo momento del nostro volo per Philadelphia passasse, è entrata in uno di quei posti che vendono dal panino ripieno di insalata di plastica al Colosseo fermacarte passando per cruciverba e qualche libro. «Che hai preso?», le ho chiesto quando è tornata, il libro stretto in una mano e un sacchetto di lecca-lecca alla fragola nell’altra. «Non c’era nulla di interessante», allunga il braccio e mi fa vedere, «l’ho preso per la copertina, guarda che relax». Ho sgranato gli occhi, ho cercato di mascherare la gioia profonda, la gratitudine celeste (quanto ho pregato il Cielo, “Dio per favore, falle incontrare un buon libro”), ho cercato di mantenere il…sangue freddo. Quando siamo arrivate lo aveva già finito. «Com’è stato?», ho chiesto. «La copertina trae in inganno. Come l’estate»; Allegra, Grady, i diciassette anni, Capote. C’è bisogno di aggiungere altro per spiegare perché vi dico di corsa, di corsa in libreria, veloci?
Truman Capote, Incontro d’estate, Garzanti
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