La donna che rise di Dio di Roberto Mercadini

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Un viaggio dentro l'Antico Testamento alla scoperta dei protagonisti che Dio ha scelto per realizzare i suoi piani

La trama – Un viaggio affascinante in sedici tappe/capitoli attraverso l’Antico Testamento. Un viaggio che Mercadini ci invita a intraprendere per scoprire la meraviglia dei protagonisti che Dio ha scelto per realizzare – o forse sarebbe meglio dire per mostrare – i suoi piani, il suo disegno, la sua Idea. Si parte proprio da lui, da Dio che “non è un santo”, poi il ‘viaggio’ ci fa incontrare il serpente, Caino, Sara e Abramo, ci porta a Sodoma, Rebecca e i suoi gemelli Esaù e Giacobbe, Tamara, Mosè, fino ad arrivare, con Giona, a Ninive. Mercadini si sofferma sull’imperfezione che ogni volta Dio ha utilizzato come carta vincente, come strumento per affermare e dimostrare la grandezza “illogica” della Verità. Dio viene prima, precede le letture e gli atteggiamenti umani. Dio è colui che ogni volta ci regala lo stupore, e l’incanto, dell’azzardo, del miracolo, della trama inaspettata, quella che nell’impossibile e nell’improbabile, nel disarmonico e nella stonatura, trova sempre la soluzione.

Un assaggio – «Tornerò da te fra un anno a questa data e allora Sara, tua moglie, avrà un figlio». Dentro la tenda, alla sesta promessa, trascorso quasi un quarto di secolo dalla prima, giunta alla veneranda età di ottantanove anni, Sara scoppia a ridere. Sì, dopo Abramo, anche Sara ride. Sara ride. Ed è allora che si compie il miracolo. Dio reagisce come se si sentisse offeso. Chiede ad Abramo: «Perché tua moglie Sara ha riso dicendo: “Potrò davvero partorire mentre sono vecchia”? C’è forse qualcosa di impossibile per il Signore? Al tempo fissato io tornerò da te e Sara avrà un figlio». Ora non è più possibile rimandare. Se Dio non mantenesse la promessa, se la ritirasse per punire Sara in un moto di stizza, le darebbe ragione: lo dovremmo reputare degno di essere irriso. (…) La fede è considerata dalla dottrina cristiana una virtù teologale e i santi ci vengono spesso proposti come esempi di fede adamantina e incrollabile. Ma la Bibbia ci racconta di Abramo, il patriarca dei patriarchi, che passa dalla fede allo scetticismo più volte, in paurose e ubriacanti ondate. Ce lo mostra sfidare Dio, provocarlo, ignorare la sua provvidenza prendendo l’iniziativa con mezzi propri (e impropri). (…) Non amiamo davvero le persone quando le idealizziamo, quando le innalziamo su un piedistallo. È necessario sempre combattere chi amiamo, mettere in dubbio le sue parole e le sue azioni, vedere chiari i suoi sbagli, saggiarne i limiti fino a sentire la rabbia sciogliersi in tenerezza nelle nostre viscere. Forse, anzi, si può amare davvero soltanto qualcuno di cui abbiamo riso. E forse Dio desidera essere amato così da noi.

Leggerlo perché – Perché leggere questo scritto di Mercadini in realtà lo dice benissimo lui alla fine del primo capitolo: «Il salmo 64 (63 per il conteggio della Bibbia cristiana) recita: “Un baratro è l’uomo e il suo cuore un abisso”. La lettura della Bibbia disattende qualsiasi certezza, ci toglie il terreno da sotto i piedi, precipitiamo nell’abisso umano costretti ora a trattenere il fiato, ora a respirare disperatamente, a pieni polmoni, ora a gemere, ora a ridere di meraviglia». Di Dio parliamo un po’ tutti, ma in realtà conoscerlo lo conosciamo poco o niente e per quanto riguarda la sua Parola le cose non vanno meglio, la leggiamo/ascoltiamo in modo centellinato e mediato. La Bibbia, intreccio di testi letterari – Mercadini lo sottolinea spesso – corregge in noi l’ipocrisia e ci insegna la libertà e l’audacia. Di un Dio abbiamo bisogno tutti, che sia solo parola o che sia anche regola, che sia solo poesia o anche immenso romanzo. Di un Dio – anche del nostro, che non è un santo – abbiamo bisogno per fare pace, in mille modi, in mille mondi. 

Roberto Mercadini, La donna che rise di Dio, Rizzoli

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