Trama – L’intero diario scritto da Annie tra il settembre del 1988 e l’aprile del 1990, quello dal quale era fluita la scrittura chirurgica e stupefacente di Passione semplice , quello nel quale Annie, scrittrice del sé, racconta giorno dopo giorno la sua storia con A. o S. (nelle due versioni il nome dell’uomo non appare e anche le iniziali cambiano), un fedele dell’Unione Sovietica, un diplomatico russo a Parigi. Annie lo aveva conosciuto nel 1988 durante un viaggio di scrittori proprio in URSS. L’uomo, A. o S., aveva il compito di accompagnarli a Mosca, Tbilisi e Leningrado. Proprio in quest’ultima, magica, città era cominciata la loro relazione. Il loro rituale era chiaro: Annie attendeva una chiamata, in apnea. A. o S. chiamava quando poteva (voleva?) e annunciava il suo arrivo. “Arrivava e rimaneva solo poche ore. Le passavamo a fare l’amore. Se ne andava e io vivevo nell’attesa della chiamata successiva”. Annie racconta la passione e la fine di una storia, il non aver mai saputo da quell’uomo cosa davvero lei abbia rappresentato per lui: nessuna parola per raccordare un tempo, una fusione, uno scambio. Annie ci consegna l’uomo che per lei ha rappresentato una figura dell’Assoluto.
Un assaggio – Giovedì 27 ottobre 1988. Arriva alle dieci meno venti, credo. Se ne va alle tre meno un quarto del mattino. L’amore, instancabile, dei corpi (ma quindi è il corpo? cos’è questa cosa affamata, al di là del desiderio stesso?) mai separati, se non per un attimo. E somigliava a un’ultima volta, anche se vuole rivedermi, nonostante sua moglie. In un mese siamo passati dall’amore fatto male a una specie di perfezione, o insomma, quasi. Lui resiste al sentimento ma non all’attaccamento sensuale. Più desideroso di ‘dare’, adesso, come del resto lo sono io, anche se conserva una certa brutalità figlia dell’inesperienza. Impressione che stia davvero scoprendo cosa può essere l’amore, che abbia voglia di provare tutto. Il mio nome nella notte, gemito di piacere. Adorazione del suo sesso. Penso ai dipinti del Cristo nudo, staccato dalla croce, quando si tira un po’ su per guardarmi accarezzarlo, godendo di quell’immagine adorante di me. La curva del suo petto, del suo ventre, il candore della sua pelle nella penombra. Sono stanchissima, incapace di fare altro che questo: scrivere di lui, di ‘questa cosa’, così misteriosa, così terribile. Adesso non cerco più la verità nell’amore, cerco la perfezione di un rapporto, la bellezza, il piacere. Evitare ciò che può contrariare, dire dunque solo quello che sarà di suo gradimento. Evitare anche ciò che, pur essendo vero, restituirebbe un’immagine di me poco gratificante. L’obbligo della verità può esserci solo nella scrittura, non nella vita”.
Leggerlo perché – Leggerlo perché se avete amato, adorato, desiderato, se avete accarezzato un corpo quasi sconosciuto e in quella lontananza avete trovato il vostro riflesso perfetto, se avete visto cadere nel nulla ogni altro vostro sguardo, se avete avuto la fortuna di essere vittime sacrificali, e sacerdotesse, della Passione Semplice, qui vi ritroverete. Vi ritroverete in Annie, nella sua nudità, nel suo grido, nel suo vuoto, uno spazio immenso per costruire l’incanto del piacere silenzioso e carnale. Se avete avuto un A. o S. tra le vostre braccia, ritrovatelo nel diario di Annie. Siate grati e siate grate per i momenti, per l’estasi. “Me lo immagino a reagire sulla difensiva: «La vedevo soltanto per farmela». Mi piacerebbe invece che accettasse di essere stato per mesi, a sua insaputa, questo principio, meraviglioso e terrificante, di desiderio, di morte e di scrittura”. Leggetelo per perdervi ancora, almeno una volta, in quello, in chi, avete e vi ha perso.
Annie Ernaux, Perdersi, L’Orma
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