Nonostante leggere Un colpevole silenzio di Daniela Missaglia (Sem, 18 euro) sia come ricevere un pugno nello stomaco, non si riesce a distogliere gli occhi dalle pagine. Perché la consapevolezza che i fatti sono ispirati a una storia vera spinge ad andare avanti, per capire fin dove può arrivare la ferocia di un gruppo di tredicenni accaniti contro un coetaneo, compagno di scuola. Il bullismo, insomma, è l’argomento del primo romanzo della Missaglia, avvocato matrimonialista, specializzata in Diritto della Famiglia e in Diritto della Persona. Ne parliamo con l’autrice.
Capitolo dopo capitolo, è difficile credere che ragazzini tanto giovani e provenienti da famiglie “attente” possano raggiungere livelli di violenza psicologica e fisica come quelli raccontati nel libro.
Invece, purtroppo, succede molto più spesso di quanto si pensi. In tutti gli ambienti sociali. E il drammatico è che i genitori non se ne rendono conto. Quelli del bullizzato di turno, ma neppure le mamme e i papà dei loro aguzzini.
Quindi, ciò che è capitato a Giovanni potrebbe succedere a chiunque?
Sì. E se la sua vicenda è romanzata in qualche dettaglio, nella sostanza è assolutamente vera. Corrispondono alla realtà le angherie che ha subito. L’assenza della scuola che non si è accorta di nulla. Lo stupore della mamma e della nonna quando hanno scoperto cosa ha vissuto il figlio/nipote.
Un ruolo importante, nella storia del tredicenne, lo giocano i social network.
Sono proprio i gruppi sul web ad aver esasperato il problema del bullismo. I filmati diffusi online, infatti, creano danni davvero irreparabili. D’altronde, sono pochissimi i genitori che educano i figli all’uso del computer. Addirittura, alcuni non seguono le regole e aiutano i ragazzi ancora minorenni a creare il proprio profilo social. Ma senza arrivare a questo, tenere sotto controllo ciò che succede nel mondo virtuale è davvero molto difficile.
Quello che colpisce, leggendo il libro, è che da ragazzino solare, bravo a scuola e negli sport, Giovanni si trasforma in un giovane cupo e apatico. Com’è possibile che una mamma non si accorga della metamorfosi del figlio prediletto?
Anche questo è un problema della società moderna. Separata dal marito e lavoratrice, Paola attribuisce i cambiamenti di Giovanni all’adolescenza. Quindi, sottovaluta segnali allarmanti che le appariranno palesi solo quando sarà troppo tardi.
E’ vero, ma c’è anche una nonna molto presente.
Sì, la quale accenna alla figlia le sue preoccupazioni. Ma qui subentrano i rapporti famigliari tra donne di diverse generazioni. Li ho scoperti anch’io solo quando sono diventata nonna. Mi sono resa conto, infatti, che posso intervenire sull’educazione di mio nipote, ma fino a un certo punto. La mamma è mia figlia e ci sono confini oltre ai quali a me non è concesso muovermi.
Prima di Un colpevole silenzio, lei aveva già scritto sei libri tra saggi e “manuali”. Cosa l’ha spinta a buttarsi sul genere romanzo?
Svolgo un lavoro logorante e la mia vita trascorre tra le diatribe di coppie che vogliono lasciarsi. A volte senza esclusioni di colpi. Scrivere è il mio modo per rilassarmi ed espirare. In più, la storia di Giovanni (il nome è di fantasia) mi ha scioccato perché ne sono venuta a conoscenza proprio quando sono diventata nonna e avevo appena finito di difendere una giovanissima vittima di bullismo. Insomma, tutto ha coinciso e ho sentito il bisogno di scriverlo.
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