Un’amicizia dieci anni dopo è la parte di titolo in più, quella che raccorda questo romanzo ai quattro precedenti appartenenti alla fortunatissima serie Quattro amiche e un paio di jeans. I quattro titoli sono stati un successo internazionale clamoroso e hanno ispirato due film (uno del 2005 e uno del 2008) sceneggiati dalle strepitose Delia Ephron e Elizabeth Chandler che hanno visto come interpreti nei ruoli delle quattro amiche le stellari America Ferrera (Carmen), Alexis Bledel (Lena), Amber Tamblyn (Tibby) e la megagalattica Blake Lively (Bridget).
Anche se non avete letto i primi quattro non avrete difficoltà a immergervi immediatamente nel gruppo e vi assicuro che vi verrà una voglia matta di recuperare anche il loro ‘passato’.
In questo capitolo conclusivo troverete quattro donne alle prese con le scelte che le hanno separate, portate lontano le une dalle altre; troverete i luoghi della loro memoria che tornano a farsi scena di un presente che ha la forza delle promesse mai dimenticate. Tibby dà appuntamento alle sue amiche a Santorini, nella casa dei nonni di Lena. Ma Tibby non c’è, non si presenta. Cosa le è accaduto? In perfetto equilibrio tra memoir e giallo, come sempre la Brashares (vi invito a leggere tutti i suoi libri, non solo questa serie) regala con generosità una storia non banale, profonda, minuziosa. Vi avverto: si piange, si piange forte.
Un assaggio – C’erano una volta quattro donne incinte che si conobbero a un corso di aerobica. Non sto scherzando: questa storia è cominciata proprio così. Insieme, quelle donne voluminose e in splendida forma, che facevano sport con i capelli trattenuti da una fascia colorata, diedero alla luce quattro bambine, tutte nate intorno al mese di settembre. Le bambine si affacciarono insieme alla vita, e crebbero insieme fino a diventare giovani donne. Quattro vere amiche, insomma. Quando ripenso a loro – a noi – mi rendo conto che sebbene non abbiamo vincoli di sangue, siamo come sorelle. Le Settembrine – come ci piaceva chiamarci – sono governate dall’ordine di nascita, anche se abbiamo tutte la stessa età. Lena è la più grande. È responsabile, rispettosa delle regole, altruista quando serve. Io, Carmen, ammetto di essere la classica figlia minore, anche se in realtà sono figlia unica, che è anche peggio. Bee è la perfetta figlia di mezzo: libera come una farfalla. Tibby è la penultima, la nostra acuta osservatrice. C’è stato un periodo importante nelle nostre vite in cui la nostra amicizia ruotava intorno a un paio di pantaloni che condividevamo. Proprio così, un paio di jeans. Si sono persi in Grecia quasi dieci anni fa, ormai. Crescere mette a dura prova l’amicizia. Ricordo che mia madre un giorno mi disse che una buona famiglia è fatta per lasciarti andare, perché è questo che i figli devono fare: andarsene. Mi sono chiesta molte volte: anche l’amicizia serve a questo?
Leggerlo perché – Intanto perché è settembre e quindi è un buon modo per augurare alle quattro amiche buon compleanno. Poi perché chiunque abbia avuto la fortuna di avere un cuore abbastanza capiente, capiente al punto di riuscire a dividersi in più parti, a cogliere il sapore grande della coralità; chiunque abbia avuto accanto il dono per sempre dell’amicizia troverà in queste pagine quel sapore unico, quel profumo di ‘casa’, quell’emozione che più di ogni altra è in grado di regalarci continui stati di grazia.
Ann Brashares, Quattro amiche per sempre, Bur
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