di Tiziana Pasetti
Trama – Sette racconti ambientati a Roma, nel Kentucky, tutti liberamente ispirati a fatti realmente accaduti. Brava ragazza è la storia di Jacob, vedovo di una donna amatissima, Nora, alle prese con un figlio problematico, Tommy, arrestato con l’accusa di aver violentato una ragazzina di quindici anni. Aspettative di vita racconta di Theo Burke – allenatore di basket sposato con Mia e una figlia, Cissy, malata – che intrattiene una relazione con Josie, una sua alunna. Parti è il racconto in prima persona dalla madre di Felicia, studentessa stuprata e uccisa da Simon Weels, un giovane come lei, in un campus universitario. Il mito della caverna parla di Ben, una ragazzo alle prese con il rischio di diventare cieco, e del suo rapporto con il mito della sua vita, il padre: esattamente come nella filosofia platonica Ben imparerà che ci sono cecità necessarie per sopravvivere.
Un uomo onesto racconta l’amicizia, l’amore impossibile, una gravidanza indesiderata. Retrospettiva è la storia di Libby, di una violenza e di un aborto, delle bugie dell’ex marito e dei sogni rimasti tali. La prova dell’esistenza di Dio torna alla morte di Felicia e questa volta si racconta la storia di Simon, l’esecutore, e della sua spalla, Marty.
Un assaggio – (da Un uomo onesto) ” Conobbi Robbie McCaslin l’estate dopo il diploma; io andavo
al liceo cittadino e lui a quello della contea. Ho detto conobbi, ma in realtà lo conoscevo già da un
po’. E come poteva essere altrimenti? Era alto più di un metro e novanta, pesava quasi centotrenta
chili, aveva una massa di capelli ramati e una folta barba che lo facevano somigliare a un
boscaiolo. Era famoso in tutta la contea di Logan per due motivi diversi. Secondo alcuni, se eri in
rapporti cordiali con lui, era buono come il pane: un tenerone grande e grosso, che magari se
aveva bevuto ti dava una pacca troppo forte sulla spalla, ma per il resto era innocuo. Secondo altri,
era un mostro, un idiota irragionevole che si incattiviva per una sciocchezza e pestava chiunque lo
guardasse storto. Non fui mai sicuro di quale delle due versioni fosse quella vera, o se fossero vere
entrambe; perciò, durante gli anni della scuola lo tenni a distanza. Roma, nel Kentucky, era una
città talmente piccola e insignificante che gli adolescenti erano costretti a inventarsi finte rivalità
pur di avere qualcosa da fare. Durante l’anno scolastico il venerdì e il sabato sera i ragazzi del
liceo della contea si trovavano da Hardee, mentre quelli del liceo della città (anche se chiamare
Roma una città mi è sempre sembrato un po’ troppo ottimistico) erano di casa da McDonald’s,
dall’altra parte della strada. Naturalmente a volte i due gruppi fraternizzavano, ma mantenere una
parvenza di separazione era importante. Loro ci chiamavano snob, checche e finti negri, mentre noi
li chiamavamo bifolchi, buzzurri e ritardati”.
Leggerlo perché – Gli americani scrivono i racconti in modo pazzesco, come sanno farlo loro
davvero forse nessuno. Questa raccolta è disarmante per bellezza di scrittura e pienezza di trama:
l’ambientazione nella stessa piccola località rende le storie parti di un puzzle comune. I temi trattati
sono quelli che maggiormente affannano e feriscono la fragile ossatura di una popolazione, quella
statunitense, ancora alla ricerca di un senso, di un’identità umana oltre quella di facciata e retorica
rappresentata dalla politica, dal cinema e dall’impero dei brand. Il paese delle possibilità e del
diritto alla ricerca della felicità è forse il paese più complesso del pianeta, un paese ancora
adolescente, un paese pieno di solitudini disperate che chiedono attenzione, guida, regole reali.
Holly Goddard Jones, Questa America, Fazi Editore
Traduzione di Silvia Castoldi
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