Qui non è Nuova York di Cometto e Maggi

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Due giornalisti, due coniugi e i loro 100 giorni tra il grande Nord e il profondo Sud dell'America

di Tiziana Pasetti

Trama – 32mila chilometri di Stati Uniti in due viaggi, entrambi a/r: il primo nell’estate del 2021 da New York a Portland (Oregon), il secondo tra estate e inizio autunno 2023 da New York a San Diego (California). Solo dodici le capitali visitate, tre nel viaggio nel Grande Nord e nove in quello nel Profondo Sud: vuol dire viaggio nell’America vera, quella che qui da noi conosciamo quasi per niente; quella che – parafrasando il mitico corrispondente della Rai negli anni Cinquanta-Settanta, Ruggero Orlando – non è Nuova York. Il libro di Cometto e Maggi, cittadini americani dal 2018, raccoglie una sintesi dei diari di viaggio dei coniugi e giornalisti, diari consultabili (insieme a foto e video) sul sito Stanze italiane dell’Istituto Italiano di Cultura di New York. Testimonianze di nativi incontrati lungo il percorso, narrazioni di chi in quella terra ha trovato salvezza e accoglienza (tanti nostri connazionali), il contatto con una natura immensa. Cometto e Maggi nei loro 100 giorni di America on the road scoprono, collegano, ascoltano, camminano, osservano. Scrivono, raccontano. È il viaggio, la grande meraviglia.

Un assaggio – 20 agosto 2023, Charleston. Cresciuta in mezzo alle risaie del Novarese, con una nonna mondina di Arborio – la patria del riso omonimo in provincia di Vercelli – per Maria Teresa (ndr. Cometto) è una sorpresa scoprire che la prima fonte di ricchezza per Charleston è stato il riso, grazie agli schiavi che sapevano coltivarlo. Lo impariamo visitando l’International African American Museum, appena inaugurato. Qui le risaie le hanno create e le hanno rese produttive gli schiavi che venivano dalla costa Nordoccidentale dell’Africa, dove da centinaia di anni sapevano coltivare il riso. Quando i padroni delle piantagioni della costa della Carolina del Sud – Lowcountry – l’hanno scoperto, hanno sfruttato le conoscenze e l’esperienza degli schiavi per arricchirsi con il Carolina Gold (l’oro della Carolina), la specie di riso più pregiata. Maria Teresa sa quanto fu duro per sua nonna lavorare ore e ore con le gambe nell’acqua delle risaie sotto il sole cocente. Ma è difficile immaginare quanto fosse duro per gli schiavi sotto un sole ancora più ardente, trattati come animali. Le loro condizioni erano così disumane, si legge su uno dei cartelloni del museo, che si verificavano frequenti ribellioni, fughe, oppure sabotaggi del lavoro in vari modi: rallentandolo, rompendo gli attrezzi, distruggendo i campi. C’era chi cercava di avvelenare i padroni e i più disperati si suicidavano. Questo museo non solo racconta benissimo origini e storia dello schiavismo, spiegando come la pratica coinvolse non solo gli Usa ma anche l’Europa e i Caraibi, oltre agli stessi africani, quelli che gli schiavi li vendevano. Parla oltretutto del recente passato e di oggi.

Leggerlo perché – Chi ha visitato gli Stati Uniti, questa immensa confederazione (attenzione che quel con fa una grande differenza), sa cosa vuol dire. Prendere una macchina e lasciare New York, Miami, Los Angeles, aprire una gloriosa cartina, puntare un dito e cominciare a divorare miglia. Cominciare a scoprire un luogo, tanti luoghi, che nella grande narrazione cinematografica e seriale e turistica non aveva trovato posto. Da noi arrivano le cose meno belle e un’informazione zoppa: violenza, Trump/Harris, uragani, sparatorie, l’ultimo modello iPhone. Viaggiarli dentro è magia: gente semplice e amica, ancora capace di meravigliarsi; case senza recinti e cancelli e sbarre alle finestre, porte d’ingresso che basterebbe un soffio per farle spalancare. Grandi vuoti di insediamenti urbani riempiti di natura maestosa. Non è una mappa turistica, sottolineano gli autori nell’introduzione. Per fortuna, dico io. E aggiungo: libro, questo, alla mano, partite. Andate. Enjoy.

M.T. Cometto – G. Maggi, Qui non è Nuova York, Neri Pozza

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