Senza lasciapassare di Diana Bošniak Monai

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di Tiziana Pasetti

Trama – Cosa hanno rappresentato il Novecento e poi i primi anni del nuovo millennio per i Balcani? Un tempo infinito e velocissimo di continui cambiamenti, guerre, stravolgimenti geopolitici, adattamenti. Adattamenti e stravolgimenti tanto più forti ed evidenti se si parla di confini, confini interni (dove un tempo c’erano stati federati) e confini verso un esterno che ha visto terre passare di nazione in nazione nello spazio se non di un mattino quasi. Per tempi non brevi il confine è stato sinonimo di distanza e separazione, di controlli, di lasciapassare obbligatori. Il 2025 vedrà due città, un tempo unite, poi di nuovo separate, rappresentare – insieme, per simboleggiare un nuovo muro che cade tra Oriente e Occidente – la Capitale europea della cultura: Gorizia (Italia) e Nova Gorica (Slovenia). Diana Bošniak Monai, nata nel 1970 a Sarajevo in una famiglia multietnica e multiculturale, profuga delle guerre che negli anni Novanta hanno alterato lo scacchiere delle terre al di là dell’Adriatico, dal 2000 vive a Trieste dopo aver vissuto in Croazia e Slovenia per sfuggire all’assedio della sua città. Senza lasciapassare racconta un confine orientale vicinissimo a noi eppure assente dalla nostra quotidianità: la nostra informazione, a riguardo, è silenziosa. La vita di Diana – i suoi viaggi, i suoi sguardi, la storia della sua famiglia e di quella di suo marito Sergio Monai – fa da bussola per ritrovare (per molti scoprire) il filo rosso che collega i nostri spazi, le nostre culture.

Un assaggio – La strada che segue la linea di confine è stretta e tortuosa. Passa per un territorio boscoso. Ogni tanto qualche fagiano la taglia a volo basso. Qualche capriolo la attraversa. Si sentono versi di uccelli, fruscii di foglie. D’improvviso ci si trova in una radura e ci si imbatte in un cancello aperto con la targa del confine di Stato e, facendo una curva larga, ci si ritrova in un altro Paese. Oltre la strada c’è il filo spinato. Il 10 novembre 1975, con il trattato di Osimo, venne definitivamente sancito lo stato di fatto della separazione territoriale fra Italia e Jugoslavia; dopo decenni di trattative, furono stabilite le frontiere fra i due Paesi. Così si era conclusa la lunghissima fase storica iniziata nel lontano 1947. Con i trattati di Osimo i territori costieri istriani, dalla cittadina di Ancarano al nord, fino alla città di Novigrad (Cittanova) al sud, vennero ufficialmente incorporati nel territorio jugoslavo, mentre l’ex zona A, che oggi corrisponde alla provincia di Trieste, a quello italiano. Ma la storia non si era fermata qui. Questi confini erano destinati a cambiare. Nel 1991 le due repubbliche che facevano parte della ex Jugoslavia, Slovenia e Croazia, chiesero la propria indipendenza. Così, il confine cambiò un’altra volta. Quello odierno fra i due Paesi passa per il Golfo di Pirano, lungo il fiume Dragogna, zigzagando fra vari paesi dell’Istria interna per proseguire ancora verso nord. Nella fretta, per ottenere al più presto il riconoscimento ufficiale internazionale, non si è tenuto conto che i confini non erano definiti completamente.

Leggerlo perché – Il perché ce lo spiega con una sola frase la stessa Diana nella penultima riga di questo suo bel quaderno di pensieri, riflessioni, ricerche (delizioso da leggere e osservare, il testo è arricchito da disegni della stessa autrice): “Siamo così piccoli nell’immensità di un Universo le cui frontiere confinano solo con la nostra immaginazione”. Leggerlo per accettare la sfida (ma è un invito gentile) che Diana ci lancia: “Perché non oltrepassare, vedere il mondo, dalla prospettiva di chi sta dall’altra parte del confine?”. Ho letto il diario che il nonno di Diana ha scritto durante l’assedio di Sarajevo, un testo meraviglioso. Ho avuto l’onore di conoscere Diana, una persona di rara eleganza. Leggetela, imparerete molto da lei come ho imparato io.

Diana Bošniak Monai, Senza lasciapassare, Infinito

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