Triste tigre di Neige Sinno

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Il libro vincitore del Premio Strega europeo 2024: un memoir scottante e senza retorica

di Tiziana Pasetti

Trama – Neige ha sei anni quando sua madre incontra l’uomo che diventerà il suo patrigno. Poco più che ventenne, grande appassionato di montagna, accoglie con sé quella donna, le sue due figlie, ne mettono al mondo altri due. A Neige quell’uomo non piace, lei un papà ce l’ha già, e sente la sua mancanza. Quando si tratterà di riferire durante il processo quanti anni aveva esattamente quando sono cominciati gli abusi non riuscirà ad essere precisa. Era molto piccola, però, e quel giovane coraggioso, ammirato da tutti, voleva il suo affetto. L’unico modo, dirà durante il processo, era stato quello di amarla fisicamente, toccarla, esplorarla, farsi toccare, farsi esplorare, unirsi carnalmente. Non una, non due, non tre volte ma per anni. Se ti lascerai amare, dice quell’uomo all’orecchio di Neige, i tuoi fratelli sono salvi, non li tocco. Neige sopporta, per salvare i bambini può farlo. Deve. Poi un giorno lascia quella casa, porta con sé quel segreto. Saranno i suoi amici a spingerla a raccontare, dirlo alla madre, denunciare. L’uomo non nega. Viene prelevato, portato in carcere, e dopo due anni processato. La condanna è a nove anni. Per buona condotta scenderanno a cinque. Neige si trasferirà definitivamente in Messico insieme al compagno, alla loro figlia e un passato al quale è impossibile sfuggire.

Un assaggio – La dominazione sessuale è una forma di sottomissione che intacca le fondamenta stesse dell’essere. Mi è capitato di augurarmi che la smettesse di controllarsi e mi uccidesse una volta per tutte, in modo da farla finita. Quando ho capito che in realtà esisteva una via d’uscita, qualcosa si è acceso dentro di me. La rivelazione che avrei sopportato solo quello che riuscivo a sopportare, e che potevo andarmene, se volevo, è stata di enorme aiuto nel corso di tutta la mia vita. Quel giorno, quando mi sono pensata morta, probabilmente sono morta un po’, e il fantasma che mi sopravvive è quella che ha saputo tenere duro fino a oggi. Quella che non è riuscita a reggere è andata dove doveva andarsene, l’altra, quella che ha voluto rimanere, sono io. Ma la scissione non è così semplice e ci ricordiamo costantemente una dell’altra. Perché la mia parte maledetta non è andata poi così lontano, sento spesso il suo respiro corto, la voce spezzata, vedo il suo riflesso negli specchi, si insinua nel mio sonno. È sempre lì, anche lei, ad aspettare chissà cosa. Le conseguenze dello stupro vanno dunque ben al di là dell’ambito circoscritto della sessualità, minano tutto, dalla capacità di respirare fino a quella di rivolgersi alle persone, ma anche di mangiare, lavarsi, guardare immagini, disegnare, parlare o tacere, di percepire la propria esistenza come una realtà, di ricordare, di imparare, pensare, abitare il proprio corpo e la propria vita, sentirsi capaci di, semplicemente, essere.

Leggerlo perché – Triste tigre ha appena vinto il Premio Strega europeo e in questi giorni è il libro di cui tutti parlano. Un memoir, l’esperienza autobiografica dell’autrice, un tema scottante narrato senza fronzoli, senza retorica, senza costruzioni letterarie. Sinno riconosce un debito formale a Emmanuel Carrère e Annie Ernaux, alla loro scrittura scolpita da un pensiero lucido, riflettuto, chirurgico. Lo stupro all’interno della famiglia è una ricorrenza e un accadimento non rari, il lavoro di Neige è un documento da leggere in modo attento. Non è stato scritto per commuovere – e non lo fa, si ferma sempre un attimo prima – ma per fissare una verità, una deformazione, una aberrante possibilità.

Neige Sinno, Triste tigre, Neri Pozza

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