Un’indicibile tenerezza di Giorgio Montefoschi

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Sentimenti, scorci di vita quotidiana, sullo sfondo della città eterna

di Tiziana Pasetti

Trama – Pietro di professione fa lo scrittore. Ha una relazione da tanto – anche se ognuno vive in casa propria – con Sabina, più giovane di lui di oltre dieci anni, professione architetto. La figlia ventenne di lei, Annalisa, ha per lui un profondo affetto. Pietro ha un momento di crisi, uno di quelli che a chi scrive davvero, in modo non industriale, capita più spesso di quanto si crede: ha scritto un romanzo ma non lo convince, anche se gli è costato due anni di lavoro (che per uno scrittore vero, non industriale, vuol dire due anni di vita). Il suo editore e amico storico, Mario, abita e lavora a Milano; a Roma però, per più di una ragione, viene spesso. E vorrebbe convincere Pietro che quel romanzo non è affatto male. Mario ha una giovane ma brava editor che vive a Roma, in centro. Si chiama Paola. Paola ha letto il libro di Pietro. Forse lei, in qualche modo, potrebbe riuscire nell’impresa?

Un assaggio – A Roma può succedere, e succede spesso, che il tempo cambi all’improvviso. Quando Mario è salito sul taxi che doveva portarlo in albergo e poi alla stazione, uno squarcio di celeste pallido già s’era aperto sulla scalinata di Trinità dei Monti. Adesso, un raggio di sole colpisce dritto l’asfalto di via Condotti. Così, invece di imboccare via del Babuino e dopo via Flaminia per tornare ai Parioli, Pietro segue quel raggio caldo fino al largo della Fontanella Borghese, pensando che, in certe occasioni, essere evasivi al punto di troncare bruscamente la conversazione oltre che inutile può essere offensivo; da via della Scrofa, sudando sotto l’impermeabile, svolta sul Lungotevere, mentre il cielo di nuovo si chiude, lasciando in ombra la facciata del Palazzo di Giustizia e la mole di Castel Sant’Angelo; prima di quanto avesse calcolato, arriva a piazza Farnese. Via dei Giubbonari è una stradina stretta, piena di negozi, che da Campo de’ Fiori conduce a via Arenula e al Ghetto. Vi abitano gli storici proprietari che, come in altri vicoli lì intorno, non hanno voluto abbandonare il quartiere. Il sabato e la domenica è parecchio affollata; durante la settimana, specialmente se la giornata è incerta e sfiancante, molto meno. Ma uno scrittore di sessantasei anni, stempiato, con lo stomaco gonfio per il vino e i superalcolici che dovrebbe eliminare per un po’, il cappello e l’ombrello al braccio, non può rischiare di venire sorpreso, quasi fosse un detective, a leggere le targhette sui citofoni dei portoncini marroni che interrompono la schiera degli esercizi commerciali. Lui è fermo davanti alla vetrina di un negozio di scarpe, infatti; sta esaminando quelle sportive – in particolare, delle Adidas nere col bordo bianco -, quando sulla spalla avverte il tocco leggero di una mano.

Leggerlo perché – Leggerlo perché Montefoschi è uno che da sempre ti prende e ti immerge dentro Roma accompagnandoti passo dopo passo. Le storie che nascono qui, in questa città, sono solo un piccolo particolare; quello che conta davvero sono i nomi delle strade, i suoni notturni, la lentezza che diventa frenesia della fantasia. I luoghi della letteratura di Giorgio sono i miei, da quelli marittimi a quelli di un cuore centrale nel quale da qualche anno (i desideri veri si realizzano sempre) vivo. Ogni volta che consiglio un libro di Montefoschi tra i motivi ripeto sempre: prendete il libro, venite a Roma, camminatelo (avete letto bene) accanto ai protagonisti delle storie: sarà come ascoltare un’amica o un amico che vi raccontano il loro ultimo amore, la loro ultima ossessione, i loro timori, gli scontenti, la vita che accade.

Giorgio Montefoschi, Un’indicibile tenerezza, La nave di Teseo

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