A 36 anni, Silvia Montemurro ha pubblicato nove libri, per diverse case editrici, ha vinto premi, è tradotta all’estero. Vive a Chiavenna, trova ispirazione nel silenzio e nella natura, ma anche nella storia. Soprattutto in quella delle donne, spesso dimenticata, nascosta nelle pieghe dei grandi eventi raccontati dai testi scolastici. Ed è a una vicenda di questo tipo che s’ispira anche il suo ultimo romanzo, La piccinina, pubblicato da e/o. Ne parliamo con l’autrice, che sarà con noi anche per ”I feel good”, super evento che prevede due giorni dedicati al benessere con tantissime proposte: consulti medici, incontri, giardinaggio, lezioni di yoga e fitness, laboratori creativi, di scrittura e altro (per iscriverti: https://ifeelgoodmilano.eventbrite.com)
Da dove nasce questo libro?
«Nasce dal quadro di Emilio Longoni, un pittore italiano vissuto tra l’Otto e il Novecento e che ora è riportato sulla copertina del libro: ritrae una ”piscinina”, come venivano chiamate a Milano le bambine impiegate nelle botteghe delle sarte. Quel quadro era nella mia camera da piccola, ma non ne conoscevo l’origine, anzi credevo che la bambina ritratta fosse mia madre. Quando ho lasciato la casa dei miei, l’ho portato con me semplicemente perché mi piaceva. Poi, per caso, ho trovato lo stesso volto riportato su un cameo: era una serie di gioielli in edizione limitata ispirati a quadri di pittori del Novecento. Incuriosita dal titolo del dipinto, La piscinina, mi sono informata su quel periodo e ho scoperto che, nel 1902, un gruppo di bambine, adolescenti, apprendisti modiste avevano organizzato un vero sciopero per protestare contro le loro condizioni di lavoro. I quotidiani dell’epoca avevano trattato la protesta dall’alto in basso, prendendole anche in giro, ma facevano una vita durissima, sfruttate e bistrattate. Ho pensato di ricostruire la storia di una di loro».
La protagonista, Nora, è tra le organizzatrici della protesta: anche lei è ispirata a una figura reale?
«Ho mescolato storia e finzione: la fautrice dello sciopero è Giannina, che è esistita davvero, però io ho immaginato una figura un po’ meno decisa. La mia Nora è timida, balbuziente, non è a capo delle proteste, ma è una delle tante che seguivano Giannina e la stimavano per quello che faceva. Storica, invece, è la solidarietà nata tra le bambine, anche grazie a Carolina Annoni, una sindacalista ante litteram che è esistita davvero e ha fatto tantissimo per le ragazze. Erano perlopiù di famiglia povera, spesso erano maltrattate in casa, e poi subivano abusi dai capi o dai mariti delle maestre sarte per cui lavoravano. La mentalità diffusa, poi, era ”di che ti lamenti, non te la sei andata a cercare?”. Quindi, ho voluto mettere in luce che c’era anche della solidarietà. La cosa assurda è che, tante volte, gli stessi commenti li sentiamo anche oggi…».
Oltre alla storia dello sciopero, nel romanzo c’è la vicenda di un’amicizia a tre fra le ragazze e di un primo amore…
«Sì, come moltissime ragazze di ieri e di oggi, la protagonista non si sente bella, non sa di esserlo. Ed è insicura anche perché vive con disagio il suo difetto di pronuncia. Ha la balbuzie, anche se non sempre, e sente le parole come nemiche, mentre vede nelle sue amiche, Lisa e Angelica, due personalità forti e spigliate. Nora guarda alle amiche con ammirazione e un pizzico d’invidia, ma di fondo è leale. Mentre tra le altre due, scatta una gelosia che complicherà il loro rapporto».
Tu sei anche coach writer, ti occupi di corsi di scrittura. Segui un metodo particolare?
«Sì ho un metodo, che da un anno a questa parte insegno perché non si può forse insegnare a scrivere, ma imparare a scrivere. Diciamo che cerco di accompagnare nella creatività le persone che si rivolgono a me, in modo che poi possano volare da sole. In questo percorso, dedico molto tempo alla parte immaginativa, ma anche alla meditazione, abbinata alla scrittura. Infatti, se non riusciamo a fare silenzio dentro di noi, a far tacere la voce del dovere, ma anche tutte quelle voci che ci dicono che non siamo pronte, non siamo all’altezza, non è il momento giusto, non ci sentiremo libere di creare. Se la mente è offuscata da troppi pensieri, dobbiamo fermare tutto e tornare al respiro che, in modo molto semplice ma estremamente efficace, ci aiuta a fare il vuoto nella mente. E dal vuoto può nascere la creatività. Possiamo trovare noi stesse».
Sarai con noi all’evento “I feel good”, dedicato al benessere. Cosa farai?
«Parleremo di come trovare la nostra vera voce e come usare la scrittura anche come terapia per rinascere. Racconterò la mia esperienza e proporrò un esercizio di scrittura, legato ai fiori e alla possibilità di fiorire che ognuno di noi ha. A qualsiasi età».
La lezione-laboratorio di scrittura di Silvia, che aiuterà i partecipanti a trovare la loro voce creativa, sarà sabato 14 alle 15, Fondazione Catella, via Gaetano de Castillia 28, Milano. Per iscriverti all’evento: https://ifeelgoodmilano.eventbrite.com. Organizzato da Confidenze, Donna Moderna, Sale&pepe, Casa Facile, Starbene, l’evento sarà totalmente gratuito e aperto a tutti.
Main Partner: Gruppo San Donato
Sponsor: American Pistachio Growers, Arcaplanet, Conforama Italia, Deborah Milano, Garmin, Ibsa Italy, Tescoma, Santévet, Varier, Yes-Zee, Zespri Kiwifruit
Sponsor tecnici: Aneri, Costa D’oro, Italamp, Lauretana, NamasTE by Pompadour
Media Partner: RTL 102.5
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