“Non si desidera ciò che si rispetta e nemmeno, forse, ciò che si ama; non si desidera, soprattutto, ciò a cui si somiglia; e quello da cui differivo maggiormente non erano le donne. Il tuo merito, amica mia, non è soltanto di poter capire tutto, ma di poter capire tutto prima che tutto sia detto. Monique, mi capisci? Non so quando capii me stesso. Certi particolari, davvero difficili da chiarirti ora, mi provano che bisognerebbe risalire molto indietro, fino ai primi ricordi di un essere, e che i sogni sono allora le staffette del desiderio. Ma un istinto non è ancora una tentazione; la rende soltanto possibile. È sembrato, poco fa, che io spiegassi le mie inclinazioni servendomi di apparenze esteriori: hanno certamente contribuito a fissarle; ma mi accorgo che bisogna sempre rifarsi a ragioni molto più intime, molto più oscure, che comprendiamo male perché si nascondono in noi stessi. Non basta avere certi istinti per scoprirne la causa e nessuno, infine, può spiegarla del tutto; non insisterò, dunque. Volevo soltanto dimostrare che quegli istinti, proprio perché mi erano naturali, hanno potuto per lungo tempo svilupparsi a mia insaputa. La gente che parla per sentito dire sbaglia quasi sempre, perché vede dall’esterno e vede volgarmente. Non capisce come certi atti cosiddetti riprovevoli possono essere insieme facili e spontanei, come la maggior parte degli atti umani. La gente si scaglia contro l’esempio, contro il contagio morale, e così facendo rinvia sempre più la possibilità di un chiarimento. Non sa che la natura è più varia di quanto la si immagini; non vuole saperlo, perché è più facile indignarsi che pensare. Tesse l’elogio della purezza; non sa quanto di torbido può contenere la purezza; e soprattutto ignora il candore della colpa”.
Siamo nel 1929 e Marguerite Yourcenar aveva 24 anni quando insieme ad Alexis fece, dopo averlo scritto in isolamento, il suo esordio nella letteratura e, insieme, il suo volo libero nella vita. La grande scrittrice, nota soprattutto per Memorie di Adriano (Einaudi) e L’opera al nero (Feltrinelli), in un tempo in cui l’omosessualità era argomento interdetto, mette in atto una vera rivoluzione ‘scientifica’ allontanando l’esperienza umana dalle categorie delle parole-etichetta come lei stessa le definiva. Nella prefazione al romanzo breve, appena cento pagine, la Yourcenar scrive: “Il problema della libertà sensuale in tutte le sue forme è in gran parte un problema di libertà di espressione. Appare evidente come, di generazione in generazione, le tendenze e gli atti differiscano ben poco; ciò che invece cambia è l’estensione della zona di silenzio che li circonda o lo spessore degli strati di menzogna che li comprimono”. Alexis (il nome deriva dalla seconda egloga di Virgilio) o il trattato della lotta vana (che fa eco ad un giovane Gide): questo il titolo completo di questa opera mondo. La lotta vana di Alexis verso e contro la sua sensualità, verso il suo destino, verso un passato soffocato, contro un presente da sconfiggere per poter finalmente Essere. Scrive, Alexis, una lunga lettera a sua moglie, Monique. Scrive a lei e il suo sguardo non abbandona mai Daniele, il loro bambino. Gli occhi di Alexis sono chiusi ma non serrati; dentro di lui scorre una musica dissonante, l’affetto per la sua amica e compagna da un lato, la necessità viscerale di aprirsi alla passione dall’altro. L’impossibilità, ormai certa, di far incontrare i due mondi. Alexis scrive per dire addio.
Ho letto questo libro la prima volta e per caso (lo raccolsi in una libreria, era caduto a terra) a 14 anni. Ha segnato il mio modo di guardare alle cose. In quelle righe, poche e infinite, la Yourcenar ci consegna la chiave per superare la grettezza delle dicotomie.
L’ho riletto ancora e ancora, in silenzio e a voce alta, da sola e poi insieme a una persona che di Alexis aveva le stesse ali. A quella persona, unica volta nella mia vita, ho regalato la mia copia del libro, una copia sottolineata negli anni, commentata a margine, matita e penna, lacrime e carezze come schiaffi che ti svegliano.
Ci sono libri che hanno la funzione e il valore di uno scambio di anelli davanti a un dio.
Marguerite Yourcenar, Alexis, Feltrinelli
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