Amo la Francia (tranne ai Mondiali di calcio)

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Dopo l'Italia, è il Paese più bello del mondo. Dove tutto, dal panorama alla lingua, dalla cucina al cinema, è sempre molto charmant

A differenza di molti italiani, amo i francesi alla follia. E tutto ciò che li riguarda: città, campagne, mari e montagne. Ma anche la lingua. La cucina. Il loro cinema. E l’inimitabile look.

Ve ne parlo perché l’articolo Da Bordeaux alla Dordogne, incanti francesi, sul numero di Confidenze in edicola adesso, mi ha fatto venire una voglia pazzesca di tornare presto in quello che, dopo l’Italia, considero il Paese più bello e invitante al mondo.

Città. Basta arrivare a Parigi per sentirsi catapultati in una joie de vivre da togliere il sonno perfino a un narcolettico. Ma la Ville Lumière non ha nulla da invidiare a tanti altri centri più piccoli (da Saint Tropez a Chamonix, da Colmar a Saint Malo) che colpiscono per un dettaglio.

Pur diversi e dislocati nelle zone più disparate, sono sempre accomunati da un’architettura che non lascia dubbi: francese è e francese rimane. Tant’è che in Costa Azzurra, a zero metri sul livello del mare, o in Alta Savoia, dove si superano i 4.000, il colpo d’occhio evoca comunque la Grande Nation.

Lingua. Appena aprono bocca, le donne francesi mi incantano. E quando sento gli uomini parlare vado letteralmente in visibilio. Ma c’è dell’altro: abituata a scrivere titoli, mi rendo conto che le mie colleghe beauty-editor sono facilitate: per un servizio sui fondotinta non suona meglio Bonne mine piuttosto di Avere un bell’aspetto?

Cucina. Ammetto che quella d’Oltralpe non può competere con l’italiana. Inoltre, è vero che dopo qualche giorno stanca. Ma un weekend a base di soupe de poisson, bouillabaisse, sole munière e quiches in ogni salsa non è malaccio. Una menzione, poi, va alla prima colazione con croissant, baguette, burro e marmellata. E ai dessert, dalla tarte tatin alle crepes (suzette o sucre et citron sono comunque una libidine assoluta).

Cinema. Le commedie francesi, esilaranti, garbate e lontanissime dalla greve volgarità dei cine-panettoni nostrani, fanno morire dal ridere. Anche perché interpretate da attori di grande livello, capaci di passare dal film drammatico a quello leggero con una professionalità da Palma d’oro (un esempio per tutti, Daniel Auteuil).

Moda. La stessa eleganza del cinema d’Oltralpe si riscontra nel look di messieurs e mesdames. Per averne conferma, basta sedersi su una panchina qualsiasi e osservare la gente che passa. Soprattutto le donne, è difficile che vestano da tamarre. Ma anche i bambini sono sempre troppo carini. E très chic.

Con questo aggettivo non intendo omini e damine costretti in abiti simil-sartoriali cari come il fuoco, ma frugoletti con capi adatti alla loro età, semplici semplici.

Ben diversi, insomma, da quelli proposti in Italia quando i miei figli erano piccoli, pieni di chiassose scritte, vistose applicazioni, orripilanti inserti.

Nei grandi magazzini francesi, invece, trovavo marinières senza nessun dettaglio oltre le righe. Camicine, pullover e cappottini lineari come se li avesse disegnati Coco Chanel. E un guardaroba completo per l’intera stagione costava la metà della metà di quello tutto impataccato in mostra nelle vetrine sotto casa.

Insomma, Longue vie à la France!!! Un Paese che considero acerrimo nemico solo durante i Mondiali di Calcio. Tant’è che nel 2006, alla fine della partitona di Berlino conclusa con un mitico 5 a 3 ai rigori, senza che me ne accorgessi una mia mano è andata violentemente nell’incavo del gomito opposto.

Un gesto poco bonton e sicuramente privo di allure. Del quale, però, non mi pento. Anzi, ne vado ancora fiera a 18 anni di distanza perché, excuse moi France mon amour, quando ci vuole, ci vuole!

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