“Ogni epoca ha le sue malattie di tipo psicosomatico. Nel XXI secolo si è presentata la dipendenza affettiva. Nella dipendenza affettiva la donna, invece di approfittare della libertà emotiva e sessuale, si incatena a un uomo che non la ama, che la domina e ne approfitta perché lei è innamorata e lui no. Lei vorrebbe farlo innamorare ma non riesce perché i mezzi seduttivi ordinari o il sesso non servono a suscitare l’innamoramento, per cui diventa una schiava d’amore. Gode del sesso con lui ma non le basta, vuole l’amore totale dell’innamoramento, pensa di vincere con la dedizione, la costanza, l’estasi sessuale che insieme provano.
Tutto questo, però, non basta a fare innamorare un uomo non innamorato. La donna ha il sesso ma soffre di mal d’amore. Questa psicopatologia è molto diffusa perché sempre più frequentemente avviene che un uomo abbia una relazione anche durevole senza essere innamorato con una donna o più donne che invece si innamorano veramente. Poi, in base al principio che ciascuno è libero, lui se ne va, e torna quando vuole. Lei lo aspetta ansiosa e innamorata, poi lui ritorna, forse agisce qui un engramma, un circuito cerebrale antichissimo: quello della madre che entro le mura domestiche riprende il figlio che si allontana.
Facebook è una vetrina delle sofferenze delle donne di ogni età che si sfogano sulle assenze del loro amato, che sperano che non le tradisca, stia con loro, ritorni, non menta. E nel contempo cercano di disinnamorarsi, di farsi forza, di staccarsi. E si raccontano quello che l’uomo racconta e lo analizzano, e, poiché lui mente, hanno grosse difficoltà a vedere la verità e a liberarsi. Lui infatti non si pone sul suo stesso piano. Vive con una sorta di harem delocalizzato, ha a sua disposizione i favori sessuali di donne delle quali non deve occuparsi, alle quali pensa di non dovere nulla, a cui anzi pensa di dare un grande piacere erotico”.
Il sociologo che ha preso l’amore, che l’ha liberato dalle categorie esclusive della mente del cuore solitario e l’ha portato dall’altra parte della barricata, quella che al dire e al pensare e al sentire unisce la necessità del fare, è tornato. Sono passati 40 anni dalla pubblicazione di Innamoramento e amore e da un successo di vendite e considerazioni che non ha mai conosciuto flessioni. Ragionare sul movimento sociale a due, leggerne i cambiamenti alla luce dei nuovi modi e luoghi del vivere, capire in che modo porsi rispetto ad esso e come trovare la strada per intraprenderne il cammino. Molta confusione, anche lessicale, getta ombre sui progressi e illumina vere e proprie regressioni e involuzioni. Sembriamo essere tutti più liberi ma fatichiamo a trovare il senso e il segno di quel qualcosa che dovrebbe significare la felicità. Emozioni, brividi, cuori ubriachi, sinapsi in allerta: è questo l’amore? Rincorrersi, giocare al gatto e al topo, restare nel mistero che alimenta il desiderio: è questa la coppia?
In genere non è corretto farlo ma in questo caso si può fare una piccola eccezione che nulla toglie alla necessità di fare nostre le oltre 300 pagine che compongono questo saggio; la Domanda che tutti ci facciamo, e che Alberoni e Cattaneo posizionano a pochi passi dalla conclusione del loro percorso espositivo, quella che tutti noi poniamo al tempo nuovo e ai nostri tempi nuovi, veloci, bramosi, e affamati, ovvero “La coppia può durare?”, ha una Risposta? “Tutte le nostre ricerche condotte nel corso di decenni hanno dimostrato che il vero innamoramento produce un legame fortissimo che può durare anni o decenni e che crea un’abitudine all’intimità, alla sincerità, all’erotismo e alla fedeltà e costituisce la base per una coppia stabile capace di attraversare le difficoltà della vita”. Il vero innamoramento, eccola la parola chiave, il tesoro nascosto, il Santo Graal, l’ago nel pagliaio. Qualcosa che non accade solo in noi stessi, non è un monologo, non è una vittoria strategica ma in un movimento a due, dove l’uno si muove verso l’altro e l’altro verso l’uno ed entrambi avanzano insieme. Ecco, facciamoci un’altra domanda: siamo sicuri di essere pronti e di volere proprio questo, di desiderare non la fuga e il sogno, ma la relazione matura?
Francesco Alberoni e Cristina Cattaneo, Amore mio come sei cambiato, Piemme
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