Passati tre mesi esatti dal suo lancio, risolti i problemi tecnici legati al pieno funzionamento del servizio, sciolti i nodi in materia di privacy, l’app Immuni è pronta per essere scaricata sugli smartphone degli italiani. Invita a farlo, da qualche giorno, anche lo spot che ha come protagonista il volto noto di Flavio Insinna, trasmesso sulle reti Rai e online.
In effetti, sembra diffusa tra i nostri connazionali una non ben chiara riluttanza, visto che finora hanno installato l’app solo poco più di 5 milioni di italiani. Troppo pochi. Perché Immuni possa avere un ruolo nel contenimento della pandemia, è necessario che anche il download dell’app diventi “virale”: Immuni dovrebbe essere scaricata almeno dal 60% degli italiani, ovvero circa 36 milioni di persone. Forse alcune perplessità derivano dal non sapere bene cos’è questa app, come funziona e, soprattutto, cosa comporta il download di Immuni sul proprio cellulare. Approfondiamo, allora.
Cos’è l’app Immuni
Immuni è una app di contact tracing, ovvero di tracciamento automatico, dei soggetti risultati positivi al coronavirus SARS-CoV-2, il virus responsabile della malattia denominata Covid-19, che ormai tutti purtroppo conosciamo. L’ha adottata il Governo italiano ed è scaricabile, volontariamente e gratuitamente, da Google Play e App store, oltre che dal sito ufficiale www.immuni.italia.it.
Come funziona Immuni
Tramite gli smartphone di persone vicine su cui l’app sia installata e la tecnologia Bluetooth, Immuni invia una notifica a chi si è trovato a stretto contatto per un tempo prolungato con qualcuno risultato positivo al virus del Covid-19, avvisandolo in questo modo che ha avuto un’esposizione a rischio.
Cosa comporta installare Immuni
Niente di negativo. Nessun obbligo, innanzitutto: l’utente che viene avvertito dall’app di essere entrato in contatto con un soggetto potenzialmente contagioso può (ma non è un’imposizione) rivolgersi al proprio medico curante, per ricevere tempestivamente le giuste attenzioni sanitarie e limitare il pericolo di eventuali complicanze. Inoltre, può decidere di mettersi in autoisolamento, allo scopo di evitare il rischio di diffondere il contagio tra la popolazione. La privacy è sempre tutelata: Immuni non raccoglie nome, data di nascita, numero di telefono, indirizzo mail, posizione di chi l’ha installata (né, men che meno, dei soggetti positivi al virus che l’app “intercetta”). Immuni è in grado di capire che è avvenuto un contatto fra due individui, ma non di stabilire chi realmente essi siano, né dove si siano incontrati.
Ci sono molte buone ragioni per scaricare Immuni, ma nemmeno una per non farlo.
Tracciare le persone potenzialmente infette e isolare loro, e loro sole, è il modo per evitare di isolare tutti, istituendo nuovi lockdown e limitazioni generalizzate, che tanti e pesantissimi effetti hanno avuto nei mesi scorsi.
Credo che scaricare Immuni sia non solo un dovere civico, ma rappresenti anche un gesto, facile e privo di “controindicazioni”, che ognuno di noi può compiere per dare il proprio contributo per il ritorno a una vita normale e per il contenimento della diffusione del virus del Covid-19. Che, non è ozioso ricordarlo, è ancora tra noi.
Che in questo momento SARS-CoV-2 sembri diffondersi sopratutto tra fasce d’eta più giovani e in modo meno aggressivo non deve indurci a sottovalutarlo. Che il personale sanitario sia ora maggiormente preparato a gestire gli infetti non può spingerci a comportamenti avventati. Le notizie che giungono in questi giorni da altre nazioni, Francia in testa, non sono tranquillizzanti e esortano alla prudenza e al continuo rispetto delle regole (distanza, mascherina, lavaggio delle mani).
Non serve, altrimenti, chiamare eroi i medici e gli infermieri. Non serve commuoversi davanti alle file di camion militari che portano via morti che i cimiteri non sono più in grado di contenere. Non serve farsi prendere dal panico quando le terapie intensive degli ospedali collassano. Niente di tutto ciò serve, se non ci comportiamo con intelligenza e senso di responsabilità.
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