“Quando ho cominciato a occuparmi di questo argomento pensavo che l’umana tendenza a mentire fosse una sorta di errore di progettazione destinato un giorno a essere eliminato; ho scoperto, invece, che questa tendenza è stata tra i motori evolutivi della nostra specie. Credevo di saper riconoscere un bugiardo; mi sbagliavo. Consideravo il mentire come un segno di instabilità mentale, ma ho scoperto che i bravi bugiardi tendono a essere persone più equilibrate della maggior parte di noi. Credevo di essere sempre sincero con me stesso; nessuno di noi lo è. Ho scoperto che ingannare se stessi è una necessità piuttosto che un problema, e che porta ad avere successo nel lavoro, una salute migliore, rapporti più felici con gli altri. Ho imparato che se ci tolgono le nostre menzogne ci ammaliamo o cadiamo nella depressione e nella follia.
In poche parole, mentire non è una perversione della nostra natura bensì un aspetto fondamentale di essa. La capacità di ingannare consapevolmente e di riconoscere l’inganno è esclusivamente umana e svolge un ruolo in tutti i nostri rapporti. È impossibile comprendere la società umana e persino capire noi stessi senza prima comprendere cosa significa mentire.
Eva punta l’indice accusatore nel Giardino dell’Eden. Ma chi è l’ingannatore in quella storia? Non il serpente, il quale si limita a incoraggiare la giovane coppia a mangiare il frutto. Se c’è qualcuno che in realtà dice una bugia, quello è Lui. Dio dice ad Adamo ed Eva che quando mangeranno la mela, moriranno. Loro la mangiano lo stesso e non muoiono. Quanto meno dovremmo dire che Dio è stato insincero. E se Dio non può fare a meno di mentire, chi di noi può farlo?”
Lo so, ci scommetto. Non state leggendo. Non state leggendo me. E un motivo c’è. Già a metà del primo capoverso della citazione che ho riportato dall’introduzione del saggio di Leslie vi siete catapultati. Nella vostra libreria di fiducia o su un sito online. È successo anche a me, non preoccupatevi. Mi trovavo a Roma, a Piazza Esedra, all’interno di una libreria che amo. Ero andata per seguire la presentazione di un romanzo scritto da uno sconosciuto che, per quella magia che poi è tutta dei libri, è come se fosse mio fratello e, mentre aspettavo l’inizio dell’incontro, girovagavo felice tra le migliaia di continenti e pianeti e stelle e buchi neri che ogni libro rappresenta.
A un tratto la calamita del perfetto lettore compulsivo e cronico è impazzita e la forza ha cominciato a trascinarmi verso questo saggio geniale, dotto e divertentissimo, che si dipana tra neuroscienza, storia e politica. Perché non possiamo vivere senza mentire, si legge nel sottotitolo. Perché non possiamo non mentire a noi stessi e alle persone che amiamo, perché non possiamo accettare che gli altri, ai quali mentiamo sempre e comunque, riservino a noi lo stesso trattamento.
L’ho preso al volo. L’ho fatto vedere subito agli altri che erano accorsi da ogni dove per la presentazione. E quando è arrivato l’autore sconosciuto che è come un fratello lo abbiamo fatto vedere anche a lui.
“Scrivere per esempio non è sfogarsi di bugie?” gli ho chiesto. E lo sconosciuto che è uno scrittore intelligente ci ha pensato su un paio di secondi, si è seduto, ha messo da parte il suo romanzo, e ha cominciato a farsi mille domande bislacche sfogliando con frenesia e sete questo capolavoro che è un salvavita e ci fa riconsiderare la nostra esistenza in modo nuovo.
La bugia e la menzogna – e il libro ci spiega quali, come e perché – ci rendono persone migliori. Wow!
Ian Leslie, Bugiardi nati, Bollati Boringhieri
Ultimi commenti