Un adolescente su due è vittima del bullismo, il 76% tra ragazzi e ragazze considera il web un ambiente pericoloso e la minaccia più temuta quando si è online è il cyberbullismo. Chi ne è vittima però non chiede aiuto agli adulti, il 30% addirittura non ne parla proprio con nessuno. neppure con gli amici. Eppure i danni che questi gesti lasciano su chi li subisce in termini di autostima e perdita di fiducia negli altri sono permanenti. Come dimostra anche la storia vera che trovate su Confidenze di questa settimana (Lardarella in lavanderia di Rosa Romano).
Il 7 febbraio si celebra come ogni anno la Giornata Nazionale contro il bullismo e il cyberbullismo e l’Internet Safer Day, due appuntamenti che vanno a braccetto visto ormai come il bullismo passi sempre di più attraverso i social e abbia trovato in essi anche nuove forme per esprimersi (dal revenge porn al sexting, ecc.).
Nel nostro Paese esiste una legge che punisce il bullismo, la legge n. 71 del 29 maggio 2017, una delle prime a essere emanate a livello europeo in materia, ma da sola non basta. E d’altronde basta guardare ai casi di cronaca per averne conferma: dalla ragazzina di Rovigo che si è sentita dire dai compagni di classe: “sei grassa, ammazzati” all’insegnante “bullizzata” in classe a suon di pallini sparati addosso, fino alla mamma che quattro giorni fa è entrata in classe e per farsi giustizia da sé ha aggredito una 14enne che bullizzava sua figlia.
Il fenomeno esplode in tutta la sua violenza e non risparmia nessuno: ragazzi, genitori, insegnanti.
L’Osservatorio inDifesa realizzato da Terre des Hommes insieme a OneDay e alla comunity di Scuola Zoo, per l’Internet Safer Day 2023, (basato su 3.400 interviste a ragazzi tra i 14 e i 26 anni) ci dice che per la Generazione Z il bullismo è chiaramente un problema tra i banchi di scuola e, purtroppo più della metà degli studenti (il 60%) ne è stata vittima almeno una volta nella propria carriera scolastica. E solo il 39% si sente preso sul serio dagli adulti (scuola o famiglia) quando lo denuncia.
Gli episodi di sopraffazione riguardano l’aspetto fisico, (37%) l’origine etnica (7%) , l’orientamento sessuale (5%), la condizione economica 3,5%, la religione (3,3%) l’identità di genere (1,9%) e la disabilità (1,3%).
Le conseguenze di questi gesti generano prima di tutto perdita di autostima e di fiducia negli altri (38%), poi isolamento e allontanamento dal resto dei coetanei (21%). Mentre un 21% dei ragazzi segnala un peggioramento del rendimento scolastico o addirittura il rifiuto della scuola. Il 19% poi dice di aver sofferto di ansia sociale e attacchi di panico, ma anche disturbi alimentari e depressione (11%). )
E gli adulti dove sono di fronte a tutto questo disagio? Il 30% delle vittime di bullismo preferisce non parlarne con nessuno; il 24% si confida con gli amici e un buon 21% con la mamma, solo il 6% ne parla con gli insegnanti. Dalle loro risposte emerge chiaramente come la scuola non faccia abbastanza per prevenire bullismo e cyberbullismo, e i ragazzi chiedono a gran voce il supporto psicologico, si sentono lasciati soli ed è proprio la solitudine ciò che temono di più in oltre il 22% delle loro risposte.
“Famiglie e insegnanti dovrebbero dimostrarsi ricettivi e non sottovalutare mai i segnali e le manifestazioni di disagio inviati da bambini e ragazzi, come il rifiuto di andare a scuola, il calo del rendimento, la tendenza all’isolamento o i disturbi psicosomatici. Se non identificato e arginato per tempo, il bullismo può avere conseguenze sull’individuo, anche molto serie e con possibili ripercussioni anche durante l’età adulta. Può portare alla manifestazione di ansia, insicurezza e bassa autostima e, nei casi più gravi, anche all’insorgere di disturbi da stress post traumatico, depressione e autolesionismo. Negli adolescenti, poi, una conseguenza può essere lo sviluppo della sindrome dell’Hikikomori, l’isolamento volontario dalle dinamiche sociali che causano disagio”, ha commentato la dott.ssa Valeria Fiorenza Perris, Psicoterapeuta e Clinical Director del servizio di psicologia online Unobravo.
Oggi non si fa abbastanza proprio sul fronte della prevenzione del fenomeno: “sia a casa che a scuola, è imprescindibile che venga fatto un profondo lavoro di sensibilizzazione, incoraggiando il dialogo, promuovendo la conoscenza e le relazioni tra i ragazzi, insegnando l’apertura e il rispetto verso la diversità, favorendo l’autostima e lo sviluppo dell’empatia”, ha aggiunto la dott.ssa Perris.
E proprio su questo fronte sta lavorando Moige, (Movimento italiano genitori) che con Polizia di Stato, ANCI, (Associazione Nazionale Comuni Italiani), Un nodo blu del Ministero dell’Istruzione, CONI e Fondazione Cariplo porterà nelle scuole durante tutto quest’anno la campagna “Giovani Ambasciatori per la cittadinanza digitale”, per rendere gli studenti più consapevoli dei rischi di internet, e stimolare docenti e genitori ad avere un ruolo di guida e controllo più attivo.
Saranno coinvolte 300 scuole, circa 75.000 alunni, oltre 2000 docenti e 150.000 genitori sul territorio nazionale, alcune delle quali verranno raggiunte dal “Centro mobile di sostegno e supporto per le vittime di bullismo e cyberbullismo”, l’ufficio itinerante del Moige finalizzato ad assicurare un aiuto concreto ed immediato alle vittime e alle loro famiglie e a contrastare il fenomeno con azioni mirate di prevenzione e informazione.
Fondazione Carolina a sua volta per il Safer Internet Day 2023 lancia una sorta di rivoluzione digitale promuovendo l’hashtag #cyberjoy ovvero felici di navigare. Non è un semplice hashtag, dicono dall’associazione, ma rappresenta una “rinascita educativa” verso un nuovo umanesimo digitale. Una grande call to action rivolta a tutta la comunità, perché la tutela dei minori online possa diventare un bene comune e una responsabilità di tutti.
E infine Terres Des Hommes in occasione del Safer Internet chiede ai ragazzi e alle ragazze di firmare e condividere la petizione lanciata a sostegno di una proposta di riforma: per fare arrivare chiaramente alle Istituzioni la richiesta di una maggiore attenzione nei confronti del benessere e della sicurezza dei minori, anche quando si parla di internet.
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