Chi sono le baby bulle?

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Crescono le violenze, anche fisiche, tra ragazze. Ne parliamo nel n 19 di Confidenze con testimonianze che colpiscono. E fotografano una realtà da conoscere

“Baby bulle” solo l’espressione fa paura. Ti ritrovi subito a pensare: speriamo che mia figlia non sia mai né bulla né vittima.

La cronaca, però, testimonia di un allarmante crescere di episodi di violenza tra ragazzine: a gennaio, a Torino, due sorelle aggredite da una minigang, a scopo di rapina; nello stesso mese, a Vigevano, una quattordicenne viene picchiata da tre sedicenni (volevano marcare il territorio); a febbraio, a Genova, una dodicenne subisce un pestaggio di otto minuti, da parte di una diciassettenne, che intendeva vendicare uno sgarro; a marzo, a Venezia, un’adolescente è stata aggredita da tre coetanee: cercavano una sigaretta, lei non fumava…

Inutile continuare, i pretesti sono uno più assurdo dell’altro e la violenza è aggravata dal fatto che i filmati finiscono su Internet. Suscitando commenti e incitazioni a valanga da parte di altri adolescenti, e provocando alle vittime danni psicologici spesso ancora più gravi di quelli fisici.

Ne parliamo nel n. 19 di Confidenze, con testimonianze che colpiscono al cuore.

C’è Carlotta, quindicenne che racconta il peso psicologico di chi finisce dalla parte della “vittima” e può liberarsi di questo ruolo solo cambiando scuola. Ma mi hanno impressionato soprattutto le parole di Cristina, 17 anni: «Sono sempre stata una tosta, che non si fa spaventare da nessuno. Anche a scuola mi piaceva la parte della cattiva… Pentita? Non lo so. Ma ora, quando parlo con la psicologa, capisco che la mia forza nascondeva molte paure».

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Cristina si sentiva forte dietro la sua corazza di ragazza che se ne frega di tutto e tutti: rompere questa corazza è duro anche per lei, vuol dire rinunciare a ciò che le dava sicurezza e richiede un’assistenza psicologica. Così come chi si ritrova nel ruolo di vittima ha bisogno di aiuto per ricostruire la propria autostima.

Come si arriva a certe situazioni, come nasce una baby bulla? Che famiglia ha dietro di sé? Spesso i genitori, dicono gli esperti, scambiano l’aggressività per forza di carattere, ignorano i segnali degli insegnanti, addirittura sono compiaciuti di avere una figlia che è leader del gruppo. Ma altre volte ignorano quello che fanno le figlie perché se aggressioni e calunnie viaggiano in rete, è molto più difficile controllarle (senza contare che non tutti i genitori hanno le competenze per farlo).

E allora, siamo disarmati?

L’ho detto, è un argomento che fa paura. Ma continuo a credere negli antidoti “classici”, dal coltivare la gentilezza (in famiglia e fuori) al dialogo con i figli e con gli altri genitori, dall’attenzione costante alla disponibilità ad ascoltare i ragazzi, anche quando quello che cercando di dirci non ci fa piacere.

Voi che cosa ne pensate?

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