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la Giornata della memoria invita a ricordare l’Olocausto, per prendere le distanze dai poteri che alimentano odio e discriminazione. Un messaggio da sottolineare con decisione

Quest’anno, il Giorno della Memoria, istituito in Italia nel 2000 e celebrato in tutto il mondo dal 2005 per ricordare l’Olocausto, dovrebbe essere considerato un ammonimento. E anche un significativo allarme, perché è in atto una devastante guerra tra lo Stato di Israele e i palestinesi.Lo Stato di Israele, che conta 9,7 milioni di abitanti, ha iniziato a bombardare la striscia di Gaza dopo le inenarrabili e perverse atrocità compiute dall’organizzazione terroristica Hamas ai danni di civili israeliani. Insomma, ricominciamo dagli ebrei, che debbono difendersi dalla minaccia e dal pericolo di essere nuovamente aggrediti.

 Un avvenimento gravissimo, che duramente ammonisce l’intera umanità.

Quando, in occasione dei 60 anni dalla liberazione del popolo ebraico, l’Assemblea delle Nazioni Unite ha ufficialmente nominato il 27 gennaio Giornata internazionale della commemorazione in memoria delle vittime dell’Olocausto, ha sottolineato che questa ricorrenza avrebbe dovuto essere celebrata per combattere “l’intolleranza, l’odio, l’aggressività verso persone e comunità motivate da differenze religiose ed etniche”.

Oggi, nel 2024, si potrebbe sospettare che gli esseri umani abbiano compreso ben poco del passato e del tragico destino al quale si affidano le sorti delle popolazioni del mondo quando vengono governate (e purtroppo succede spesso) da personalità a dir poco psicopatiche.

È stato così per il nazismo che, in nome di una “superiore razza ariana”, dietro la quale si nascondevano gli interessi economici di lobby spietate e prive di ogni umana considerazione della vita, condannò a morte milioni di ebrei. Ed è bene non dimenticare che, insieme alla popolazione ebraica, furono sterminati anche milioni di diversamente abili, prostitute, omosessuali, malati di mente, Rom e oppositori politici. Allora come ora, molto spesso il potere era ed è detenuto da persone con gravi problemi mentali.

Alla luce di tutto questo, bisogna combattere la povertà culturale che affligge tanti esseri umani, affinché diventi per tutti possibile riconoscere le persone dotate di scarso equilibrio e umanità, in modo da evitare di consegnare loro lo scettro del potere. È questa la grande lezione che si può trarre dall’Olocausto. Una lezione che, evidentemente, stentiamo a comprendere, considerati i conflitti che oggi affliggono il mondo: in Ucraina e in Palestina la guerra divampa; un conflitto si prepara per Taiwan; tensioni tra Corea del Nord e Corea del Sud… E molti altri dissidi tormentano il nostro Pianeta. Come scrive Tzvetan Todorov nel suo libro Memoria del bene, tentazione del male: “La singolarità del fatto – ovvero, dell’Olocausto – non impedisce l’universalità della lezione che se ne trae”. Parole sagge, su cui riflettere ancora.

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