Cara Giulia, le notizie sul coronavirus (Covid-19) che ricevi quotidianamente da tivù, giornali e Internet ti hanno gettata nel panico. Inutile dire che non sei la sola: moltissimi italiani in questi giorni vivono nel terrore di ammalarsi. Tu, in particolare, abiti in Lombardia e sei spaventata per i tuoi figli, che hanno cinque e nove anni. E hai paura anche per i tuoi genitori ultrasettantenni. Ti preoccupa soprattutto tuo padre che, malato di tumore, in questo periodo si sottopone alla chemioterapia. Il tuo spavento è comprensibile, ma credo che la tua paura sia alimentata non solo dalla situazione sanitaria attuale, ma anche da ansie pregresse.
misurati con i tuoi timori
Voglio rassicurarti: per fortuna per i tuoi figli il pericolo sembra essere molto limitato. Il coronavirus, infatti, è meno pericoloso (e comunque non letale) se contratto dai bambini. Per quanto riguarda gli adulti, sei sicuramente a conoscenza del fatto che, tra i centinaia di contagiati, purtroppo sono morte alcune persone: si tratta di uomini e donne anziani e/o gravemente malati. Per contro, c’è anche chi è guarito. Per queste ragioni, posso capire la preoccupazione che provi per tuo padre. Lui, anziano e affetto da una grave patologia, è veramente a rischio e dev’essere protetto. Non dimenticare, però che, con le opportune precauzioni, può evitare il contagio (per qualsiasi dubbio sulle sue condizioni di salute, ti consiglio di contattare il numero verde unico regionale 800894545). Quanto a te, Giulia, credo che sia arrivato il momento di misurarti con le tue paure. In che modo? Cercando di distiguere tra i timori causati da pericoli reali e quelli che, invece, riflettono la tua ansia e la tua insicurezza. Ovviamente anche questi ultimi sono comprensibili in un caso come questo, in cui tutti ci ritroviamo a fare i conti con una situazione e un virus nuovo di cui sappiamo molto, ma non tutto. Facciamo chiarezza: il coronavirus è un pericolo concreto e reale su cui bisogna indagare. Un pericolo da studiare in maniera razionale, senza amplificarne né sottovalutarne i rischi. Alla luce di tutto questo, forse possiamo provare a trasformare “la perdita in guadagno”, come diceva la scrittrice Sibilla Aleramo. Si tratta di trarre dalle situazioni disagevoli ciò che di costruttivo hanno da offrire. Non è facile, ma solo così possiamo fronteggiare i momenti delicati. Non dimenticare, infatti, che le peggiori catastrofi possono trasformarsi in un’occasione per progredire. Per esempio, possono aiutarci a conoscerci meglio, a verificare la qualità dei rapporti con le persone che ci circondano, a testare la nostra forza e determinazione. Senza nulla togliere all’impegno che una situazione delicata richiede, è importante evidenziare che le prove più grandi ci offrono anche preziose opportunità. Che possono fortificarci, aiutarci a crescere e maturare. Ti sono vicina, Giulia: forza! ●
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