Nel film Chiamami col tuo nome, da quando si amano Oliver chiama Elio Oliver, Elio chiama Oliver Elio. Il sogno degli amanti, essere l’altro.
Il film di Luca Guadagnino ha ricevuto 4 nomination per l’Oscar, ma il vero Oscar è l’emozione che suscita in chi lo vede. Un film d’amore è bello solo se ti fa innamorare, se ti piglia per la collottola e non ti molla più. Ed è quello che accade da quando ti accorgi di cosa Elio comincia a provare per Oliver.
Elio è un ragazzo, ha 17 anni, ama la musica e la poesia. Oliver è un giovanotto, è inglese, e viene ospite del padre di Elio, in una grande casa in campagna. Tutto accade in un’estate. Elio è inquieto, scostante con l’ospite, e Oliver fa il disinvolto, conquista le ragazze, mette distanza fra sé e lui. Un film sull’attesa dell’amore. Sulle schermaglie, sulla diffidenza, su qualcosa che si desidera tanto da averne una paura fottuta.
C’è una scena nella quale chiunque abbia amato- non ancora sicuro d’esser riamato- si riconosce, quando Elio ha male a una spalla, Oliver gliela tocca per massaggiarla, e lui si ritrae, come infastidito, sottraendosi a quel contatto, la cosa che più desidera al mondo. O quando Elio ha appuntamento con Oliver per la sera, Elio va a letto con una ragazza a cui vuol bene, ma ogni momento guarda l’orologio, perché ogni suo gesto è solo per far passare il tempo che lo avvicina a lui.
C’è tanta luce in questo film, una luce quieta e tempestosa- e i personaggi vivono nella luce. Non c’è il cattivo in questa storia d’amore, non c’è l’ostacolo. L’unico ostacolo è l’amore in sé, la resistenza che oppone Oliver ad ammetterlo – sa che non avrebbe futuro – la sua strada è segnata, sa che dovrà ripartire, che dovrà tornare a un’altra vita, a un altro mondo. Ma le cose sono quello che sono.
Elio gli dice: Parlare o morire? E Oliver smette di pensare, smette di difendersi. L’amore c’è. Si abbracciano stretti, non c’è più scelta. Una volta colpiti, una volta riconosciuto il dio, non resta che servirlo. Eccoli insieme- passeggiate in bicicletta nella campagna, che senso di libertà, un mondo di anfratti e fiumi, senza occhi dappertutto come oggi – la storia si svolge all’inizio degli anni 80 – impossibile con gli smartphone.
Il regista li ha collocati nell’ultimo tempo che consentiva l’attesa e il segreto. Non voglio dire come finisce, dirò solo che mi ha commosso a morte. Emotivamente, esteticamente, vai a distinguere: quando piango al cinema mi si confonde tutto, e il fatto che sia un capolavoro anche dal punto di vista formale, mi fa piangere pure quello.
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