Com’è stato il tuo parto?

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Nel n 29 di Confidenze parliamo di come si partorisce oggi. Tra voglia di decidere con consapevolezza ed emozioni forti

Se c’e una cosa che nessuna mamma  dimentica, è il proprio parto. Anche se tutto è andato liscio, le emozioni di quei momenti sono così forti che si incidono sotto la pelle, fanno cambiare il mondo in un istante e restano dentro per sempre.

Ne parliamo nel n 29 di Confidenze con una tavola rotonda (nella foto, Elisabetta Canalis, in attesa) che raccoglie testimonianze di mamme e pareri di esperti, partendo da un libro inchiesta appena uscito, Partorirai con dolore (Bur, 14 euro). L’autrice, la giornalista Rossana Campisi, si è talmente appassionata all’argomento («Sono la prova provata che, anche senza figli, questo tema interessa a tutte le donne» dice) da raccogliere in questa guida tantissimo materiale, dalla segnalazione dei criteri per cui un ospedale è “amico dei bambini” alle testimonianze di donne, ginecologi, ostetriche, operatori sanitari.

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E si è fatta un’idea di com’è cambiato il modo di vivere gravidanza e parto. «Ho l’impressione che, dagli anni Settanta (gli anni di “il corpo e mio e me lo gestisco io”), siamo passati negli anni Ottanta-Novanta alla medicalizzazione del parto per poi recuperare una dimensione più naturale della gravidanza. Se fino a qualche anno fa, molte donne tendevano a dire “trovo un bravo ginecologo, o un buon ospedale, e mi affido a lui, a loro” oggi tante  pensano che il buon ginecologo conta (e i nostri medici sono bravi), ma che siamo noi a poter decidere. Non si tratta di sostituirsi al medico, ma di arrivare più consapevoli al parto. Cosa che aiuta a vivere meglio anche il dolore del travaglio».

Ho solo una figlia, e ho partorito 22 anni fa, quindi di sicuro molte cose sono cambiate. Però, per me, per esempio, è stato molto importante pensare, nel momento in cui le doglie diventavano più forti, che quel male aveva un senso, che era fisiologico, che stavamo andando, io e la mia piccolina, nella direzione giusta.

«Certo, perché ogni donna ha dentro di sé le competenze e le risorse per gestire questo dolore. Allo stesso tempo, non è il caso di sentirsi in colpa se si chiede l’epidurale (che, per assurdo, non in tutti gli ospedali è assicurata e a volte è a pagamento)» continua Rossana. Oggi, la situazione è molto varia: «Si va dalla mamma che non ha un impiego fisso, lavora fino al nono mese e non ha neanche il tempo di fare il corso preparto a quella che, magari dopo il primo figlio, si informa e si organizza per partorire a casa. O che vuole fare un parto naturale dopo un cesareo, cosa che fino a qualche anno fa sembrava impossibile». E che oggi sempre più donne, consapevolmente, chiedono.

Voi come avete vissuto il parto? Ce lo raccontate?

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