Cosa dicono di noi i capelli

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Dalla protesta delle donne iraniane ai movimenti punk degli anni 70, i capelli sono stati spesso espressione di ribellione alla regole. Ecco perché

Su Confidenze di questa settimana trovate un bellissimo articolo di Maria Rita Parsi (che da oggi potete anche leggere sul blog) dove si spiega il significato della protesta delle donne iraniane di togliersi il velo e tagliarsi i capelli, un gesto inizialmente legato alla morte di Mahsa Amini (accusata dalla polizia iraniana di non aver correttamente indossato il velo) e che ha dato origine a un movimento di protesta globale e a un vero passa parola tra le donne di tutto il mondo.
Le attrici attrici francesi Juliette Binoche e Isabelle Adjani, Marion Cotillard e Isabelle Huppert sono state tra le prime a ripetere il gesto in diretta sui social e anche in Italia l’iniziativa è stata rilanciata dalla redazione di Le iene che ha invitato le donne a tagliarsi una ciocca di capelli in solidarietà con le iraniane, e così da Claudia Gerini a Belen a Rocio Munoz Morales, l’hashtag #HairForFreedom è diventato virale.

Ma perché proprio i capelli? Maria Rita Parsi ci spiega come da sempre siano simbolo della femminilità in qualche modo da tenere sotto controllo se non da reprimere: si tagliano le chiome le donne che prendono i voti e si fanno suore, perché appunto rinunciano alla sessualità.
Andavano in chiesa con il capo coperto le nostre nonne e zie così come le spose entrano ancora in Chiesa con il capo coperto dal velo nel giorno del matrimonio e l’etichetta dei reali inglesi prevede per le donne l’obbligo di indossare cappelli e cappellini nelle cerimonie ufficiali.

Se ripenso alla mia infanzia e adolescenza negli anni Settanta ho ricordi delle scuole medie inferiori (scuola pubblica) con i capelli sempre legati con la coda di cavallo perché in classe lunghi e sciolti non si potevano portare.
Ancora oggi si guarda con sospetto una donna anziana che porta i capelli molto lunghi, perché le chiome al vento sono considerate appannaggio della giovinezza e di una sessualità libera e disinvolta. Anche se non ce ne accorgiamo c’è un codice di comportamento che esprime il nostro corpo e i capelli sono forse la cartina di tornasole più evidente. Cambiare drasticamente colore o taglio nasconde un desiderio di cambiamento che non passa inosservato.

C’è da dire che nel tempo le mode e l’evolversi dei costumi hanno modificato di non poco le abitudini: si pensi al movimento d’avanguardia punk con le sue creste colorate degli Anni Settanta, ai figli dei fiori degli anni Sessanta fino alle generazioni di oggi, le treccine rasta o le teste colorate di rosa e di blu che ormai non fanno più notizia. I ragazzi si sentono più liberi di usare i capelli e di farne il simbolo della loro identità di genere piuttosto che dell’appartenenza a un movimento musicale.

E noi donne di una certa età? Consoliamoci pensando che persino il tanto temuto grigio, spettro incombente di una vecchiaia ormai alle porte, è stato sdoganato ed è diventato di moda, tanto che oggi molte di noi non temono di mostrarsi con le chiome argentate, un segno di sfida al tempo che passa oltre che un indice dei tempi che cambiano.

Confidenze