Una delle poche, pochissime (forse l’unica) cosa bella dell’invecchiare è che, almeno dal punto di vista fisico, si impara a fare i conti con i propri difetti e a conviverci con una minima di serenità.
Ve ne parlo perché sul numero di Confidenze in edicola adesso c’è un servizio di moda (L’estate in costume) dedicato al look da spiaggia. E sapete cosa mi è successo mentre guardavo le proposte? Mi sono accorta che selezionavo i modelli in base ai miei gusti e non più pensando a come mi starebbero se dovessi indossarli.
Questa per me è una novità pazzesca, che mi ha fatto riflettere. Per esempio, sulla “malata” percezione che spesso le ragazze giovani hanno di se stesse. Ammetto che non ho mai avuto un corpo da passerella neanche a 16 anni. Ma ai tempi, sederone e gambotte erano tonici come marmo, la pancia piatta come una pialla, il décolleté degno di una maglietta aderentissima.
Insomma, pur non essendo una silfide, ero abbastanza un bocconcino. Eppure, all’inizio della stagione calda tremavo all’idea di mettermi in bikini. E quando non potevo più farne a meno, avvelenata come un serpente studiavo le altre donne della spiaggia, vedendole tutte bellissime. O, comunque, indiscutibilmente migliori di me.
Le cose non sono migliorate con gli anni. E se non mi credete, chiedete a quel poverino del mio ex marito. Al quale, ogni volta che in riva al mare passava qualcuna davanti a noi, chiedevo subito se fosse più grassa o più magra di me. Peccato che nessuna risposta riuscisse a placarmi. Così, partiva il tormentone che durava fino a settembre inoltrato: «Più magra? Ma dai, mi prendi in giro». Oppure «Dici che è più grassa solo per farmi contenta?» (non domandatemi perché il matrimonio è finito!!!).
Il secondo spunto di riflessione è che il trascorrere degli anni e l’arrivo dei cedimenti cutanei rendono le donne meno competitive. E sanciscono una sorta di resa dei conti in grado di rendere le (ex) fighissime un po’ più umane e le altre meno acide nei loro confronti.
Ovviamente (ahimè) sono costretta a mettermi nel secondo gruppo. E, quindi, a confessare che quando vedo un reggiseno meno pieno di quanto lo ricordassi, un lato B non più all’altezza delle scapole e una forma a clessidra appesantita, penso che forse una giustizia divina esiste davvero. Anche se l’ho dovuta aspettare per una vita.
Ma visto che è bene tutto ciò che finisce bene, oggi, a 55 anni suonati, affronto la prova costume con una sicumera al limite della tracotanza. Consapevole del fatto che in un’età in cui potrei essere nonna, non ha senso che mi metta a sbavare di invidia di fronte a un’adolescente da sballo. E neppure davanti a una trentenne che trasuda perfezione.
Ormai, sono affezionata alle mie forme tonde come ai nipotini non ancora arrivati. E pazienza se non vanto i muscoli definiti di una volta nonostante mi ammazzi di ginnastica. Perché nella mia vita è avvenuto un miracolo: nonostante tutto, l’estate 2019 vedrà un’Albie in costume più sicura di sé rispetto agli anni ’80. Purché prima di scendere in spiaggia si faccia una doppia dose di Spritz!
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