Il primo ricordo che ho del Festival di Sanremo risale al 1970. Avevo sei anni e sul palco c’era Adriano Celentano che cantava Chi non lavora non fa l’amore, il secondo brano che ho imparato a memoria (dopo L’attore, sempre del Molleggiato, che intonavamo con la mia famiglia ogni volta che salivamo in macchina).
Da allora ho perso molte edizioni, però quest’anno almeno la serata d’apertura la vedrò. Il programma è il seguente: ci raduneremo solo donne e commenteremo (con una massiccia dose di velenosità) il look delle cantanti. So già che le critiche saranno feroci e che la nostra attenzione si concentrerà su ogni minimo dettaglio. Daremo addosso a chi indosserà i tacchi e, con la stessa veemenza, a chi avrà scelto una suola rasoterra. Massacreremo indifferentemente le artiste truccate e quelle acqua e sapone. Ce la prenderemo sia con chi vestirà da grande occasione sia con chi sfoggerà un look a tutta semplicità. Insomma, non risparmieremo nessuna.
Poi, spettegoleremo sulle vite amorose delle star. Ai vari «Ma come, non lo sapevate che la Tale è stata con il Tale mentre era sposata con il Talaltro?», farà eco un «Non ci posso credere». Come fossero sciabole, allora, sfodereremo tablet e telefonini per collegarci su Internet. Navigando ne verranno fuori delle belle, gli animi si scalderanno e ci avvieremo verso l’immancabile analisi di gruppo a cui tante donne messe insieme non rinunciano mai.
L’argomento? Gli uomini, naturalmente. Inizieremo con un pacato «Preferireste uscire a cena con Tizio o da Caio?», proseguiremo con un «Tizio non è mica male» e arriveremo a un truculento «Io con Caio…… (censura)». A quel punto rispolvereremo vecchi amori (sinceramente vecchissimi, visto che siamo tutte over 50) e passioni che hanno lasciato un segno.
Alla fine della serata nessuna di noi ricorderà una nota delle canzoni presentate, ma chissenefrega! Sanremo è Sanremo, cioè tutto questo!
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