Se per cinque minuti possiamo dimenticarci del Coronavirus e ricordarci che oggi è la festa del papà forse riusciamo a ritrovare quella normalità che ci è stata cancellata così all’improvviso. Già perché mentre il mondo combatte per trovare un vaccino e ridurre al massimo il contagio c’è poi la vita di tutti i giorni con cui bisogna fare i conti, con le sue ricorrenze, le sue tappe obbligate, come quella di oggi che nel giorno di San Giuseppe ricorda tutti i papà. E allora anch’io sposo lo stesso appello che il nostro direttore ha fatto nel suo editoriale: in questo momento così cupo di incertezze non dimentichiamoci della vicinanza emotiva con le persone care e quindi festeggiamo compleanni, onomastici e naturalmente perché no anche la festa del Papà, ricordandoci delle norme che ci invitano a tenere le debite distanze: quindi niente assembramenti e festeggiamenti di massa, ma in fondo non si dice sempre che è il pensiero quello che conta?
Anche noi di Confidenze ci siamo ricordati dei tanti papà con tre storie vere a tema che ci raccontano quanto è complesso e delicato il rapporto padre e figlio, fatto di antagonismo, complicità, ammirazione ma anche desiderio di smarcarsi e conquistare una propria indipendenza e autonomia di giudizio. In queste tre storie trovate tre diverse tipologie di padri a confronto: in Binario Felicità raccolta da Elena Macchi parla un uomo che non è riuscito a combinare un granché nella vita né come padre né come marito e si ritrova invece un figlio modello, medico di ospedale, che si prende cura di lui in una sorta di inversione di ruoli che spesso vede i figli fare da genitori a mamma e papà. Nel racconto c’è tutta l’ammirazione di un uomo ormai vecchio e stanco che sa di aver sprecato la propria esistenza ma che ritrova nel figlio davvero la sua unica consolazione.
Di padri separati ci parla invece Federico Toro nella storia A un passo da te, dove una ragazzina adolescente pone la classica domanda: «papà perché tu e mamma vi siete separati?» lasciandogli intendere che lei sarebbe più felice se loro due tornassero insieme. Nelle parole di questo padre c’è tutto il conflitto tra chi darebbe non so cosa per vedere felice la propria figlia e l’uomo che invece non può ignorare di non amare più sua moglie. Un racconto che ci proietta in una dimensione sperimentata e condivisa da tante famiglie e forse così toccante anche per questo.
Infine Giovanna Sica ci porta alla figura del padre padrone, quella che oggi ci appare così lontana dal genitore amico con cui crescono le nuove generazioni, i cosiddetti “nuovi padri” pronti a condividere tempo, giochi, hobbies e persino amicizie con i propri figli, così lontani dalla figura paterna con cui è cresciuta la gente della mia generazione, abituata a sentirsi dire. «Stasera lo senti tuo padre…» quando si commetteva qualche sgarro. E soprattutto abituata a confrontarsi con una figura distante e lontana che interveniva nelle questioni prioritarie lasciando alle mamme il ruolo di gestire la quotidianità spicciola con le sue piccole e grandi conflittualità. Non so se in questa galleria di ritratti paterni ritroverete anche il vostro di papà, io il mio non basterebbe lo spazio per raccontarlo tanto è fantastico e mai banale, quindi se permettete me lo tengo per me.
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