Su Confidenze di questa settimana trovate la storia vera raccolta da Rosa Russo Il colore non conta, leggendola mi sono chiesta che cosa farei io se un giorno mio figlio si presentasse alla porta con una fidanzata dalla pelle ambrata (per dirla con un eufemismo) come capita alla protagonista della storia vera.
Già perché a parole siamo capaci tutti di predicare tolleranza e dichiararci antirazzisti, ma quando le cose ci toccano da vicino e soprattutto toccano i nostri giovani virgulti, la musica cambia.
Vi ricordate quel vecchio film Indovina chi viene a cena con Katherine Hepburn e Spencer Tracy? Era il 1967 quando uscì e parlava per la prima volta della difficoltà dei matrimoni misti: un giovane Sidney Poitier voleva impalmare a nozze la figlia di un potente direttore di giornale e di una gallerista d’arte (interpratati da Katherine Hepburn e Spencer Tracy) sfoggiando da parte sua un elenco di titoli accademici da far sbiancare in volto anche lui (perdonate la battuta…). Ma i due ragazzi si scontrano con le rispettive famiglie recalcitranti ad accettare la loro unione. Da quel film sono passati 50 anni, in mezzo c’è stato il primo presidente di colore degli Stati Uniti, Barak Obama, le Torri gemelle e un’ondata di emigrazione dall’Africa senza precedenti. Ragion per cui l’argomento è attualissimo, soprattutto in tempi come i nostri, dove si discute quotidianamente di accoglienza e migranti e le nostre scuole sono piene di ragazzi di colore, magari nati in Italia e che parlano perfettamente l’italiano.
Così di fronte a un figlio che si presenta in casa con una fidanzata dalla pelle scura non vi nascondo che sì sarei preoccupata, ma non per un pregiudizio razziale, o perché sia una poco di buono (come invece teme la mamma di Elena, la protagonista della storia vera) quanto per le difficoltà a cui andrebbe comunque incontro questa coppia.
E per prima cosa a mio figlio chiederei conferma della profondità dei loro sentimenti, perché è già difficile andar d’accordo quando si segue il detto “moglie e buoi dei paesi tuoi” figurarsi se ci si accoppia con persone di altre razze e culture.
In secondo luogo gli direi di pensare bene alle eventuali differenze di educazione e stile di vita (ben sapendo che chi è cresciuto nel nostro Continente non può non aver assorbito anche le nostre di tradizioni) e poi sì mi preoccuperai per il destino di un eventuale nascituro, sempre con il fianco esposto a commenti e sfottò da parte dei compagni di scuola per il colore della pelle. Perché puoi anche essere il giocatore di calcio più figo del mondo ma troverai sempre l’idiota di turno che ti insulta perché sei negro, com’è successo in passato a Mario Balotelli.
Poi però mi metterei definitivamente il cuore in pace pensando che se anche la Corona inglese si è aperta a un matrimonio misto come quello tra Harry e Meghan e ha salutato con gioia la nascita del piccolo Archie (Il primo dei reali inglesi con sangue afro-americano) non vedo una ragione per cui, molto più modestamente, non dovrei farlo io. E a chi dovesse storcere il naso ricordo anche che fine ha fatto quel giornalista della Bbc che con pessimo gusto ha twittato la notizia del royal baby accompagnandola con la foto di uno scimpanzè: è stato licenziato in tronco dall’emittente televisiva.
Va be’ direte voi, il mio futuro nipote non avrà sangue blu, ma chi può dirlo?
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