Era l’11 settembre del 2001

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Che cosa è cambiato, 20 anni dopo il tragico attentato alle Torri gemelle di New York? Da psicologa, vedo un trionfo del maschilismo bieco, che odia il potere femminile. Ma non perdo la speranza

 

L’11 settembre 2001 il mondo subiva uno dei più feroci attacchi alla democrazia: gli attentati alle Torri gemelle della Grande Mela. Una tragedia che sembra non averci insegnato abbastanza. Come dimostrano i tragici eventi che, oggi, riguardano l’Afghanistan.

Cari lettori e care lettrici, sono passati 20 anni dall’11 settembre 2001, il tragico giorno in cui quattro aerei di linea con un carico di 246 passeggeri sono stati dirottati dai terroristi islamici di Al Qaeda e hanno distrutto uno dei luoghi simbolo degli Stati Uniti, le Torri Gemelle di New York, provocando la morte di 2.977 persone. A distanza di 20 anni, adesso è la presa di Kabul da parte dei talebani a essere la nuova catastrofe umanitaria. Un disastro di dimensioni titaniche destinato ad affliggere soprattutto donne e bambini.

IL FALLIMENTO DI TUTTI
In questi 20 anni l’America ha cercato di sanare la voragine di stupefatto orrore, individuale e collettivo, provocata dai terroristi. Parallelamente, in Afghanistan sono accorse truppe americane ed europee e tantissime organizzazioni umanitarie, con lo scopo di sostenere la martoriata popolazione locale, anch’essa vittima inerme della follia oscurantista e guerrafondaia dei talebani. Si è cercato di non rendere il Paese sottomesso all’Islam integralista in balìa della violenza e degli abusi. Un sogno di libertà che ha garantito alle donne e alle bambine afghane la possibilità di non essere vittime di matrimoni combinati, ma anche l’opportunità di frequentare la scuola e poi di lavorare. Un sogno di libertà che avrebbe potuto emancipare l’Afghanistan, liberandolo dall’orrido ruolo di Paese al centro del traffico della droga. Infatti, il vergognoso gioco dei “signori della guerra” è vendere l’oppio che là si coltiva e poi utilizzare il denaro guadagnato per acquistare le armi con le quali sottomettere il mondo intero. Un sogno di libertà che anche noi abbiamo purtroppo contribuito a spezzare con l’incapacità di gestire le alleanze internazionali. Quelle fondamentali alleanze capaci di ostacolare e debellare il terrorismo. E che abbiamo spezzato anche non prendendoci adeguatamente cura delle risorse e della difesa del popolo afghano. Così, l’11 settembre di questo drammatico 2021 potrebbe nuovamente trasformarsi in una débâcle dell’Occidente se non provvederemo a esportare la democrazia non con gli eserciti ma con l’impegno mondiale teso a ostacolare gli estremisti. Ma anche con la cultura, l’educazione, la lotta alla criminalità organizzata e ai trafficanti di droga e di armi. Infine, anche con il rispetto dei diritti umani, in particolare di donne e bambini. Perché è a loro, alle donne e ai bambini, che deve essere affidata ogni possibile rivoluzione. Rivoluzione capace di liberare il mondo dal “braccio armato” che il maschilismo perverso, invidioso del potere femminile, ha imposto al mondo. Il maschilismo perverso di cui i talebani sono, oggi, i più evidenti rappresentanti. Ma, purtroppo, non i soli.

 

Articolo pubblicato su Confidenze n. 38
Foto: Getty
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