“Le unioni felici sono quelle in cui gli sposi sanno tutto l’uno dell’altro, oppure quelle in cui ignorano tutto. I matrimoni mediocri si fondano invece su una semifiducia: ci si lascia sfuggire una confessione, un sospiro; si esprime un barlume di desiderio o di sogno, poi ci si spaventa. Ci si affretta a rimettere la maschera, ma l’altro ha visto quelle lacrime, quel sorriso, quello sguardo indimenticabile. Se è saggio, chiuderà gli occhi”.
Parigi e il tempo tra le due grandi guerre, una pace sottile, stridula. Thérèse “solo attesa e amore” e Bernard. La carriera, i campi di battaglia, la passione. Renée, “detestarla, disprezzarla, e amarla ancora!”, già moglie del potente e ricchissimo Raymond. Il corpo di Renée, le sue carezze, le sue fughe; la dolce Thérèse – sciatta Penelope – a fare figli e rammendare calzini per il suo pavido Ulisse.
“Chi vuole salvarsi la vita, la perderà”, scrive – e frusta – Iréne.
Mi aspetterai?, chiede Bernard a Thérèse mentre la lascia. Sempre, risponde lei. Debole, stupido Bernard, certo che ti aspetto. Tornano sempre, gli uomini che vanno via per un corpo, per un sussulto.
E ritorna Bernard. Dalla guerra, ingobbito e distrutto. Renée è scappata da tempo; l’America, forse. La salvezza è un canto di Sirena e un amore che si può dimenticare.
Ritorna, Bernard. E come ogni volta, alla stazione, a raccoglierlo, ad asciugare le lacrime del grande eroe, Thérèse. “Non era un amore cieco, il suo: gli affetti più lucidi sono anche i più costanti e i più dolorosi”.
Irène Némirovsky scalda le mani e la sua penna affilatissima al calore de I falò dell’autunno che “si accenderanno. Devasteranno molte cose”.
Scrittrice immensa, ironia al vetriolo, sguardo sottile e tuonante, in tutti i suoi libri ha ricamato ad arte la falsità relazionale della società borghese.
Morta giovanissima in un campo di concentramento la Némirovsky lascia una critica e una lettura della condizione femminile agghiacciante nella sua limpidezza.
I falò dell’autunno fu pubblicato postumo ed è, bellissimo, forse il più terribile e vero tra i suoi capolavori.
Se avete amato altrove e poi siete tornati, non leggete questo libro. Se non avete dimenticato non fatelo. Oppure respirate a fondo, prima.
Irène Némirovsky, I falò dell’autunno, Adelphi
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