Fitness time è il titolo di un servizio beauty pubblicato su Confidenze in edicola adesso. Ma anche il ritaglio di tempo che io cerco di trovare tutti i giorni per mantenermi in forma. E, soprattutto, per dare un po’ di sollievo al povero fisico martoriato dai ritmi sedentari dello smartworking.
Lavorare da casa, è vero, ha i suoi lati positivi. Però, scatena una pigrizia all’ennesima potenza. Io, per esempio, durante la giornata ormai mi trascino dal letto al computer, alla cucina, al salotto. E visto che il mio appartamento non è certo Versailles, se nelle 24 ore percorro una manciata di metri è tanto.
Una follia che a un certo punto mi ha addirittura preoccupata. Tant’è che da un po’ mi sono imposta l’obbligo di fare ginnastica almeno cinque volte alla settimana.
Fedele alla promessa, sto mantenendo l’impegno che, a fine training, mi rende orgogliosissima. Ma non sapete la fatica dell’inizio. Ogni volta, infatti, cerco una scusa per saltarlo, rimandarlo, fingere di dimenticarlo.
Il risultato è che, tra ragione e sentimento, il mio allenamento è effettivamente quasi quotidiano (ragione). Però, avviene negli orari più disparati (sentimento). Ed ecco come vanno le cose.
Nella maggior parte dei casi tiro fuori materassino e pesini alla mattina appena sveglia. Senza neanche lavarmi mi piazzo davanti alla televisione. E a digiuno comincio il programma, dal riscaldamento allo stretching.
Il tutto dura tra i 50 e i 70 minuti, trascorsi davanti al piccolo schermo per unire utile e dilettevole: tonificarmi e allungarmi mentre ascolto le varie notizie. E se dico ascolto è perché senza occhiali (che più fatico e più si appannano, quindi non li metto proprio), dalla tivù mi arrivano esclusivamente immagini del tutto sfuocate.
Non solo: siccome mentre faccio gli esercizi li conto (non sia mai di stimolare più la gamba destra della sinistra o viceversa), in realtà non riesco neanche a prestare grande attenzione ai vari tiggì.
Così, a Fitness time ultimato mi ritrovo stanca morta. Con la testa bombardata da informazioni confuse su quello che è successo nel mondo. Ma anche felice perché, almeno per quel giorno, la pratica sport è archiviata!
La seconda alternativa per la ginnastica è la sera dopo il lavoro, ma prima di cena. Cioè, nell’orario in cui sempre alla televisione (che promuovo eccezionale compagna della palestra casalinga) trasmettono uno dei miei programmi preferiti: Reazione a catena.
Quando dalla stanzetta del computer sento la voce di Marco Liorni, infilo subito la tuta e corro in sala. Dove, tra un piegamento e un sollevamento glutei, cerco di indovinare le parole proposte dal quiz.
L’orario meno frequente (ma comunque contemplato) per l’allenamento, invece, è il primo pomeriggio. Scelto le volte in cui alla mattina penso di sedermi al computer un minutino, ma le mail mi fagocitano fino a trascinarmi tra gli impaginati senza che mi accorga del tempo che passa.
A quel punto, ancora in pigiama mi convinco che se la doccia ha aspettato tanto non sarà grave rimandarla di altri 70 minuti. Che dedico, ovviamente, a piegamenti e flessioni.
Per alcuni, tutto questo è maniacale e non mi sento di dar loro torto. Detto ciò, credo che si parli troppo di sport riferendosi ai bambini e ai giovani. Mentre chi ha davvero bisogno di muoversi e mantenere il fisico in forma siamo noi over anta.
Perché se i piccoli giocano, corrono, si arrampicano e saltano anche quando non sono iscritti a nessun corso, gli adulti hanno meno occasioni per stimolare i muscoli. Quindi, dobbiamo crearle.
Fra l’altro, fare ginnastica mette anche di buon umore, allenta le tensioni, regala un mix di benessere e soddisfa. D’altronde, non si è sempre detto mens sana in corpore sano? Beh, su di me funziona!
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