Forza edicole!

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Una volta erano sparse ovunque. Mentre oggi le edicole sono diventate una rarità. Una tristezza per i giornalisti, ma non solo per noi

Solo in Italia, negli ultimi quattro anni hanno chiuso 2670 edicole. Una notizia che per me è tragica su due fronti.

Il primo: essendo giornalista, provo una profonda tristezza in generale. E un’esagerata preoccupazione per il mio futuro.

Il secondo: i chioschi hanno rappresentato qualcosa di molto importante per tutti coloro che hanno la mia età. A confermarlo, c’è l’etimologia della parola: deriva dal latino aedas, cioè casa, dimora. E, declinata in aedicula, prende addirittura il significato di piccolo tempio.

Tant’è che la mia generazione considerava il baracchino dove fare incetta di quotidiani, settimanali, mensili e fumetti un luogo di culto.

Parto dai fumetti. Quando ero piccola, accompagnare i genitori in edicola era una festa: mentre loro sceglievano le testate da comprare, io mi perdevo tra i vari Topolino, Braccio di Ferro, Linus. Ma anche Il monello, L’intrepido e il mitico Diabolik, nonostante la mia severissima mamma non ne permettesse l’ingresso in casa.

Morale, mi allontanavo dal chiosco con in mano solo con Topolino. Ma felice come una Pasqua di avere un giornaletto tutto mio.

Poi, sono cresciuta e ho iniziato ad andare in edicola da sola. O, meglio, con le compagne di scuola all’inizio di ogni mese, appena uscivano le nostre riviste del cuore: Cento Cose e Lei (ve le ricordate?).

Rivolte alle teen, raccontavano le nuove tendenze. Ma la goduria assoluta è che erano piene di foto e titoli da ritagliare e appiccicare sui diari. All’inizio dell’anno scolastico sottili. Ma a giugno di uno spessore che superava la spanna per la quantità di carta e colla con cui li infarcivamo.

Con il passare degli anni, poi, c’è stato il periodo dei primi quotidiani. Acquistati in vacanza. E letti al tavolino del bar per sentirci grandi e intelligenti. Tant’è che davanti a brioches appena sfornate, commentavamo i fatti del giorno con il piglio di navigati opinionisti tivù.

Ed eccomi al mio esordio nel mondo del giornalismo. Casuale, nel settembre dopo la maturità.

Entrare in una redazione è stato come essere catapultata in un sogno. Più che un lavoro, progettare il nuovo numero, organizzare i servizi, andare alla ricerca del materiale, inventare titoli e sommari era un divertimento pazzesco. Stimolante all’ennesima potenza, perché alimentato dall’irrefrenabile desiderio di mandare in edicola qualcosa di speciale.

Non a caso, quando il giornale era già pronto ma non ancora distribuito, c’era la riunione in cui lo si sfogliava con l’attenta cura che si riserva a un neonato. Le pagine venivano voltate come se fossero di cristallo invece che di carta. E alla fine dell’incontro ognuno di noi prometteva un impegno maggiore, nonostante per l’imminente uscita ce l’avessimo già messa tutta.

Purtroppo, quegli anni non torneranno mai più. E se la graduale ma inesorabile chiusura delle edicole è una prova lampante, non è l’unica.

Una volta i chioschi vendevano solo i giornali. Mentre oggi sembrano bazar pieni di magliette dei calciatori, magneti da appendere al frigorifero, miniature dei monumenti delle zone in cui (a fatica) resistono.

Ed è questa la parola brutta: resistere. Alcuni edicolanti lo vogliono fare (spesso offrendo anche servizi che con la loro professione non c’entrano niente). E io li capisco: il mondo della carta stampata è meraviglioso, affascinante. E per chi l’ha vissuto, abbandonarlo è come strapparsi un pezzo di cuore.

Non la pensano così, purtroppo, i nativi digitali. Zero interessati ai giornali. Ciò non smorza la mia voglia di urlare a tutta voce il titolo di un bell’articolo su Confidenze in edicola adesso: Forza, edicole!

P. S. Le sorprese della vita? Dopo averlo letto ogni sacrosanto mese da ragazzina, per un po’ di anni (bellissimi perché hanno coinciso anche con la nascita dei miei figli) ho lavorato a Cento Cose. Ma se me l’avessero predetto quando ancora andavo a scuola, non ci avrei mai creduto. Perché mi sarebbe sembrato un traguardo davvero troppo ambizioso!!!

 

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