Piange quando sul palco dell’Ariston le consegnano “solo” il premio Tim e il pubblico urla: «Hai vinto tu». Il sesto Sanremo della cantante si è concluso con un sesto posto che non riflette la bellezza di La cura per me e l’eleganza della sua interpretazione. Giorgia era data favorita, ancor più dopo aver vinto la serata delle cover duettando con Annalisa. Invece non è sul podio, ma è commossa per quel premio legato agli ascolti in rete: «Non so se lo merito, vi ringrazio con tutto il cuore». Alla fine, del resto, il Festival vinto da Olly, 24 anni, è andato come voleva lei: «Sanremo lo devono conquistare i ragazzi, io ho già dato. Il mio successo è dare il meglio con la mia interpretazione» aveva anticipato. Missione compiuta.
IL DESTINO NEL NOME
A oggi Giorgia è un patrimonio della musica con 25 milioni di dischi venduti e un percorso da protagonista. Molto era già “inciso” dalla nascita nel suo nome: solo l’ufficio anagrafe del Comune di Roma impedì a Giulio Todrani di chiamarla Georgia, in quanto nome straniero. Papà, musicista e cantante, voleva onorare Georgia on my mind di Ray Charles, la sua canzone del cuore. Giorgia ci sorride ancora ma Ray Charles, così come Stevie Wonder, Aretha Franklin e Whitney Houston (“il mio mito”) sono stati sempre tra i suoi riferimenti musicali e la sua estensione vocale le ha permesso di sperimentare diversi generi, dal soul no ai suoni più elettronici. Praticamente tutto, tanto da essere classificata dalla rivista statunitense Billboard come quarta voce più bella del mondo. Lei che voleva diventare insegnante di lingue, inizia a studiare canto a 16 anni e guadagna i primi soldi con jingle pubblicitari. Nonostante il curriculum da “prima della classe”, Giorgia si racconta come una persona semplice: «Sto bene quando sono a casa, accoccolata sul divano con i miei quattro gatti, alla scrivania con i compiti di mio figlio o in cucina a preparare la cena per Samuel ed Emanuel, il mio compagno da 20 anni. Tutti ci chiedono perché non sposiamo, ma la famiglia la fa l’amore». È cintura blu di karatè e confessa di aver vinto dopo 20 anni la paura di volare che le aveva impedito di «andare a Los Angeles a cantare davanti a Micheal Jackson»: ha ripreso un aereo, ricominciando cauta con un Roma-Brindisi da 40 minuti, confermando che tutto è possibile. Anche agguantare a 53 anni sfide nuove. «L’anno scorso ho condotto una serata del Festival con Amadeus, ho presentato il concerto del Volo all’Arena e sono stata al timone di X Factor. Se penso che da piccola in bagno giocavo a fare l’annunciatrice…» racconta.
QUEL PALCO È MAGIA
A Sanremo, Giorgia i gradini del podio li ha provati tutti, con brani entrati nella storia della canzone: nel 1995 si è imposta con Come saprei, nel 1996 è giunta terza con Strano il mio destino e nel 2001 seconda con Di sole e d’azzurro. Ed è affezionata a Sanremo perché «quel palco è magia, ti fa bene anche se non vinci. È dalla prima partecipazione che dico basta e invece torno sempre. Stavolta la colpa è stata della canzone, La cura per me meritava quel palco» racconta. Il brano è stato scritto da due talenti “verdi” come Blanco e Michelangelo: «Questo testo avrei voluto scriverlo io, me lo sento attaccato alla pelle, racconta un lungo percorso di crescita legato all’idea dell’amore. Del resto io appartengo alla generazione di Candy Candy, che non ha aiutato, ci ha trasformate tutte in infermiere». Negli ultimi anni, però, la cantante ammette di essere cambiata, ribaltando un carattere introverso, riempiendolo di nuova luce dopo aver attraversato il buio, dopo la scomparsa nel 2002 dell’ex fidanzato, Alex Baroni, con il quale aveva condiviso quattro anni di amore e musica. «Avrei voluto morire anche io con lui» rivelò. «Ci eravamo lasciati, ma le cose da dire erano ancora tante, troppe». A lui ha dedicato Marzo che racconta tanto di quell’assenza quando “le cose non vanno mai come credi. / Il cuore è pieno di lacrime rotte./ Il tempo è ladro di cose mai dette. /E so che indietro mai più si ritorna”. Giorgia è questo, anima e poesia. Una voce elegante con un timbro inconfondibile che sa prenderti e accompagnarti “nel blu dei giorni tuoi più fragili. Io ci sarò come una musica, come domenica” (Di sole e d’azzurro).
CUORE GUERRIERO
«Una delle più belle voci nel mondo» la definì Elton John nel 1995. Ma lei è rimasta «una pivella che deve ancora imparare tanto» dice. Un’anima dolce e un cuore guerriero: dal 1999 è ambasciatrice Unicef, è ambientalista e presta la sua voce contro lo sfruttamento del lavoro minorile, per la Fondazione Umberto Veronesi, per tutte le popolazioni sconvolte dai sismi. Giorgia c’è.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Testo di Paola Pellai pubblicato su Confidenze 9/2025
Foto: Paolo Santambrogio
Ultimi commenti