Sul numero di Confidenze in edicola adesso, il servizio di moda Copia il look è dedicato a Isabella Ferrari, classe 1964 esattamente come me. Eppure, invece di riconoscermi nell’attrice e decidere di vestire come lei (in fondo siamo coetanee e abbiamo gli stessi colori), guardandola mi è venuto un colpo.
Sì, perché la fresca biondina che amoreggiava sui lidi di Forte dei Marmi ai tempi di Sapore di mare, oggi è una signora fatta e finita. Il che mi ha messo brutalmente di fronte a una triste realtà, già annunciata dalle video-chiamate nel periodo del lockdown. E cioè che il tempo, dannatamente tiranno, plasma chiunque senza pietà, come il più perfido degli scultori.
Infatti, pur nella sua elegantissima bellezza, la Ferrari non ha più niente a che vedere con l’Isabella del mio immaginario. E se fin qui potrei farmene una ragione, sragiono all’idea che gli anni abbiano posato una patina irreversibile anche su di me.
Non che non me ne fossi accorta prima. Ma ammetto che i conti con il mio aspetto di ultra cinquantenne ho iniziato a farli durante l’isolamento da Covid, per colpa di terrificanti videochat con il mio faccione in primo piano che ammazzava ogni illusione di eterna giovinezza (prima della quarantena mi sono sempre limitata a buttare una distratta occhiata allo specchio soltanto alla mattina).
A nulla è valso attribuire ovale appassito e colorito spento alla luce sbagliata. Perché tutte le chiamate hanno dichiarato che nessun faretto, anche se ben piazzato, poteva migliorare la situazione.
Tant’è che ho deciso che avrei comunicato con il resto del mondo solo via Whatsapp E quando qualche anima gentile ha tentato di convincermi che tutti in chat appaiono più brutti e più vecchi, non è riuscita. Infatti, in video gli altri io li vedo come li vedo di persona.
Tutto questo, però, mi ha fatto pensare che qualche avvisaglia sull’invecchiamento l’avevo già avuta tempo fa, a una cena molto affollata in cui conoscevo solo metà degli invitati. I quali, mi parevano i soliti giovanotti dall’aspetto lontano anni luce dall’altro 50% di ospiti, composto da una cricca di cariatidi mai viste prima. Peccato che tali cariatidi non si sentivano affatto circondate da un’orda di ragazzini (cioè noi), ma fanciullini in fiore calati per errore nel nostro ambiente decrepito.
Tutto questo per dire che anche la persona più severa con il proprio aspetto fisico (e io lo sono a livelli maniacali) non riesce ad avere la giusta percezione di sé. Soprattutto per quel che riguarda l’età. Infatti, quando ero ventenne e vedevo le quarantenni scatenate nelle danze, le trovavo patetiche e fuori luogo. Mentre adesso, che sono arrivata a quota 56, mi bastano due note di Born to be alive per scendere in pista nell’agio più totale, senza minimamente sentirmi datata.
E parlando di ballo, ho già un progetto: se mai questo maledetto virus ci abbandonerà, organizzerò una festa con deejay e vi inviterò tutti. Così, celebreremo la ritrovata libertà di assembramento scatenandoci sulle note del mitico pezzo di Alphaville, Forever young.
Si attendono adesioni fin da adesso!!!
Ultimi commenti