Tra gli effetti indesiderati della pandemia c’è il cosiddetto long Covid, ovvero l’insieme di disturbi di varia natura che si protraggono nel tempo anche molti mesi dopo la guarigione. I più comuni sono il permanere dell’assenza di gusto e olfatto, avvertito dal 20% dei malati anche dopo un anno dalla fine della malattia.
Del tema parliamo su Confidenze nel servizio: Nelle Cliniche dei sensi di Rossana Campisi, dove si racconta dei centri di riabilitazione specializzati che puntano a far ritrovare le abilità perdute, ma il fenomeno ha effetti e manifestazioni che vanno ben oltre il semplice protrarsi dell’assenza di gusto e olfatto.
Ne ha parlato diffusamente qualche tempo fa la Società Italiana di Neurologia (SIN) in un seminario “Il cervello ai tempi del Covid” (organizzato in concomitanza con la Settimana Mondiale del Cervello dal 15 al 21 marzo) dove si riportavano i risultati di diversi studi scientifici che hanno analizzato l’impatto dell’infezione da SarsCoV2 sul nostro sistema nervoso.
Sono ormai centinaia, infatti, gli studi pubblicati a livello internazionale sulle complicanze neurologiche dell’infezione da Covid-19, tanto che ormai si parla di “NeuroCovid”.
L’infezione può colpire sia il sistema nervoso centrale – con cefalea, vertigini, disturbi dello stato di coscienza (confusione, delirium, fino al coma), encefaliti, manifestazioni epilettiche, disturbi motori e sensitivi – sia il sistema nervoso periferico, con perdita o distorsione del senso dell’olfatto, del gusto, neuralgie e sindrome di Guillan-Barrè.
Tra i sintomi post-Covid emersi ci sono astenia protratta, (cioé affaticamento) mancanza di concentrazione, disturbi della memoria e comportamentali, che potrebbero essere collegati a piccoli danni vascolari o infiammatori del sistema nervoso, con ripercussioni a lungo termine.
«Abbiamo assistito nel corso dell’ultimo anno a continue conferme della correlazione tra Covid 19 e malattie neurologiche» sottolinea il Prof. Gioacchino Tedeschi, Presidente della Società Italiana di Neurologia e Direttore Clinica Neurologica e Neurofisiopatologia, AOU Università della Campania “Luigi Vanvitelli” di Napoli.
«Proprio per questa ragione la Società Italiana di Neurologia sta portando avanti progetti di ricerca e studi clinici per indagare in maniera approfondita su questo legame, con l’obiettivo di chiarire la portata e la durata degli effetti neurologici, e mettere a punto protocolli clinici che aiutino gli specialisti a intervenire tempestivamente per contrastarne i danni».
Al Policlinico Gemelli di Roma per esempio, al Centro Covid2, è stato eseguito e pubblicato uno studio relativo a pazienti sintomatici ricoverati nella prima ondata di Covid19: 213 pazienti sono risultati positivi per SARSCoV2, mentre 218 pazienti sono risultati negativi e sono stati utilizzati come gruppo di controllo.
«Per quanto riguarda le manifestazioni del sistema nervoso centrale» spiega il prof. Paolo Calabresi, Ordinario di Neurologia e Direttore della Neurologia del Policlinico Gemelli di Roma «è stato osservato nei pazienti positivi alla SARSCoV2 una maggiore frequenza di cefalea, iposmia ed encefalopatia sempre correlata a condizioni sistemiche (febbre o ipossia). Inoltre, il coinvolgimento muscolare era più frequente nell’infezione da SARS‐CoV2.
Il Covid-19 colpisce il cervello in vari modi tra i quali l’infezione diretta delle cellule neurali con SARS-CoV-2, e la grave infiammazione sistemica che inonda il cervello di agenti pro-infiammatori danneggiando così le cellule nervose. Le manifestazioni neurologiche di Covid-19 costituiscono una delle principali sfide per la salute pubblica non solo per gli effetti acuti sul cervello, ma anche per i danni a lungo termine alla salute del cervello che potrebbe derivarne» conclude il professore.
In molti Paesi è stato istituito un registro nazionale per cercare di definire con maggiore accuratezza l’esatta incidenza e i meccanismi alla base delle diverse complicanze neurologiche, anche in Italia nel mese di marzo dello scorso anno l’Università di Milano-Bicocca, l’Università di Milano e l’Istituto Auxologico di Milano hanno realizzato uno studio chiamato NeuroCovid, con l’obiettivo di documentare tutte le possibili manifestazioni neurologiche all’esordio, durante o dopo l’infezione Covid-19 e metterle in relazione alla gravità dell’infezione, alle alterazioni dei parametri respiratori, circolatori, nonché alle abitudini, agli stili di vita, alla presenza di altre patologie e alle terapie assunte dai pazienti.
«Tale studio» spiega il prof. Carlo Ferrarese, Direttore del Centro di Neuroscienze di Milano, Università di Milano-Bicocca e Direttore della Clinica Neurologica, Ospedale San Gerardo di Monza, «è stato patrocinato dalla Società Italiana di Neurologia e ha visto la partecipazione di 50 Neurologie italiane, distribuite nelle varie regioni, con la partecipazione anche di San Marino.
Questi centri stanno attualmente registrando tutte le possibili complicanze neurologiche insorte sia nei pazienti ospedalizzati nella fase acuta della malattia, sia nei pazienti trattati a domicilio dai medici di medicina generale e da questi segnalati ai neurologi dei centri partecipanti allo studio.
I pazienti inclusi nello studio verranno inoltre seguiti a distanza di tre e sei mesi, per documentare l’evoluzione della complicanza neurologica. L’arruolamento dei casi è iniziato a partire da Marzo 2020 e proseguirà fino al 30 Giugno 2021, con un follow-up previsto fino a dicembre 2021».
Lo studio promosso dalla SIN (Società Italiana di Neurologia) sarà inoltre confrontato con analoghi studi promossi da altre società neurologiche europee con il coordinamento di una task force della European Academy of Neurology che cura la creazione di un registro europeo, chiamato Energy. Il registro europeo verrà poi confrontato con un analogo registro americano curato dalla Neurocritical Care Society e a sua volta chiamato US GCS-NeuroCOVID.
Insomma se la pandemia ha fatto davvero da spartiacque c’è da sperare che almeno ne benefici la ricerca medica e scientifica, in questi anni abbandonata dal nostro Paese. A giudicare da questi studi ce ne sarà bisogno più che mai.
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