“Nel pomeriggio Donatella si mise davanti al computer, chiusa in camera. Cominciò a cercare i profili FB delle tre troiette e li trovò subito. Li studiò accuratamente, non erano in alcun modo protetti, tutti potevano vedere le foto e i commenti, e sapere chi erano gli amici. Che cosa vomitevole! Ma quello che sconvolse Donatella furono le fotografie. Le ragazzine si fotografavano mezze nude con sguardi ammiccanti, se non proprio da puttanelle incallite. Indossavano una mascherina tipo Banda Bassotti, ma erano riconoscibilissime, almeno per lei. In una foto la stessa Bene se ne stava a cosce larghe e in mano teneva maliziosamente una albicocca, alla quale si accingeva a dare un morso. In un’altra teneva una grossa banana avvicinandosela alla bocca aperta. Le altre due, Moniq e Sofia, facevano cose simili, comunque ciascuna nella sua pagina aveva messo più o meno le stesse foto, con tutte e tre insieme, in costume da bagno. Roba da pazzi! Queste erano le bambine migliori amiche del suo tesoro. Ma che schifo! E chi lo avrebbe mai immaginato? Senza contare ciò che le ragazzine scrivevano per accompagnare le foto. «Eccoci qua, super affamati. Siamo le regine del sesso». Oppure: «Oggi sei un po’ giù? Perché non vieni a trovarci?», o anche: «Siamo tutto sesso». Ma che cretine, ma che disgraziate. E i loro genitori lo sanno? A Donatella venne la curiosità di controllare se anche i genitori di Benedetta e delle altre erano su FB. Non ebbe difficoltà a trovarli. La madre della Bene era una di quelle che cambiano l’immagine del profilo tutti i giorni, e in ogni foto mostrava il décolleté”.
Quando ho letto questo libro, qualche mese fa, l’unico tra i tanti di Recami che mio marito ha nella sua biblioteca personale, c’ero un po’ rimasta male. Dopo un inizio accattivante non avevo capito quasi nulla del finale e quindi l’avevo lasciato con un po’ di fastidio e scontentezza (un libro che non ti conquista è come uscire con un uomo che potenzialmente ti piace da matti e poi scopri che non sa baciare, che non ha le labbra muscolose, che insomma ti eri sbagliata e anche se ti violenti niente, non ti piace proprio).
C’è un motivo se lo consiglio, ovviamente. E il motivo è legato ai fatti di cronaca di queste settimane, quelli inerenti The Shoah Party, la chat degli orrori condivisa da un gruppo di ragazzini su WhatsApp, scoperta per caso e subito denunciata da una madre con il commento: “Ho scoperto l’orrore”.
Nel giallo di Recami si racconta di Donatella, donna separata – il marito è stato allontanato per via del suo alcolismo ed è ricoverato presso una casa di recupero – che vive in un appartamento di ringhiera a Milano insieme ai suoi due figli, lo svogliato Gianmarco, tredicenne, e la talentuosa Margherita, che ancora deve compiere undici anni ma è già in prima media. Una mattina, mentre sistema la camera della figlia, Donatella trova il suo diario e fa quello che non avrebbe dovuto ma che non riesce a non fare, lo legge. Scopre così una Margherita diversa, bugiarda (tutte le schede di lettura che le valgono le lodi della professoressa di italiano sono copiate da Internet; a insaputa della madre intrattiene uno scambio epistolare con il padre), rancorosa (parla di lei con astio), volgare (riferimenti sessuali espliciti). A mandarla fuori di testa sono le righe nelle quali Marghe racconta dei ricatti che subisce da alcune sue amiche, di come queste, per farla essere parte del gruppo, l’abbiano spinta a fare cose orribili, vere e proprie iniziazioni.
Donatella non parla con nessuno, preda della vergogna e dello sconforto, neanche con la figlia. Decide però di vendicarla creando un falso profilo per farla pagare alle altre ragazzine.
Il resto non ve lo racconto. Diciamo che questo libro che come libro non mi ha fatta impazzire è però di questi tempi utile per riflettere su quelle che sono le nostre reazioni quando scopriamo che i nostri figli non sono meravigliosi e perfetti e impeccabili come vogliamo credere.
Francesco Recami, Il diario segreto del cuore, Sellerio
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