Vorrei esprimere tutto il mio odio verso gli automobilisti. Tutti quelli che usano l’auto come un’arma. Io sono uno degli ultimi pedoni presenti nel territorio italiano.
Non so guidare. Ero andata a scuola guida, da ragazza. La parte tecnica è facile, anche una scimmia saprebbe mettere in moto una macchina. Ma guidare è un’altra cosa. È uno sport, come il surf, mica lo sanno fare tutti. Ci vuole un’attenzione costante, ci vuole l’istinto, la prontezza di reagire all’imprevisto. Non avevo riflessi, davanti a un’emergenza la mia reazione era di alzare la mani dal volante, insomma non ero capace.
Così ho lasciato perdere. Vado a piedi. Andare dal giornalaio o a fare la spesa è rischioso come un Vietnam. Attraversare sulle strisce è un azzardo. L’automobilista medio (almeno qui a Roma, terra di nessuno, 200 morti all’anno investiti in città) spesso non le vede perché sono tutte mezze cancellate- rubano anche sulla vernice, e durano due giorni- e se le vede fa finta di non vederle, e va sparato come se tu non ci fossi, e devi saltare di lato come un’antilope.
La paura di finire sotto mi mantiene ancora scattante, ma fra un po’ sarò troppo vecchia per attraversare la strada. Ma quanto ci costano l’incuria, l’incapacità, il cinismo alla guida?
Mi ricordo quando uscì il film Apocalypto, e molti si scandalizzarono che si mostrassero i crudelissimi Maya che buttavano giù le vittime dalle scale del tempio, per soddisfare una divinità. E quante vite sacrifichiamo noi alla macchina? Una volta se non eri idoneo a guidare ti bocciavano. Oggi la patente si compra, basta andare a scuola ed è ben difficile che qualcuno non venga promosso.
È molto inquietante che l’aggressione attraverso un’auto o un camion siano usati dall’Isis per uccidere, ma anche la persona più quieta al volante si può trasformare in un terrorista.
Se non c’è sanzione, al volante si ha licenza di uccidere. Li chiamano incidenti stradali. Ma spesso, sono omicidi.
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