Venerdì 2 aprile si celebra la Giornata Mondiale per la Consapevolezza sull’Autismo, un appuntamento per riflettere
Affetta, impasta, inforna: preparare il cibo vuol dire fare gesti regolari e alcuni genitori hanno capito che, per i loro figli con autismo, quest’attività era l’ideale. Tre progetti che guardano avanti
DI ELENA FILINI
Gesti regolari, cadenzati, ambiente sicuro. La cucina è l’ambiente ideale per gli autistici. E il legame tra palato e cuore non ha bisogno di parole. Forse anche per questo arriva dritto alla sostanza. Le madri e i padri dei ragazzi affetti da autismo lo hanno capito presto. E hanno messo i propri ragazzi ai fornelli, per dare loro la possibilità di andare lontano. In Italia, un bambino su 77 è interessato da una diagnosi dello spettro autistico. «I genitori che si trovano a gestire una diagnosi di autismo devono prima di tutto saper rinunciare al modello di figlio ideale. Ma oggi è possibile non limitarsi all’assistenza e costruire un reale progetto di vita». Paola Matussi, psicologa e mediatrice nei casi di diagnosi di autismo per la Fondazione Oltre il Labirinto, riflette il cordoglio del mondo legato all’autismo dopo la tragedia di Castello di Godego (Tv) in cui un padre, Egidio Sartori, in un black-out seguito alla diagnosi di disturbi dello spettro autistico del figlio Massimiliano, ha tolto la vita al suo bambino. «Tragedie che nascono dall’impotenza e dalla frustrazione» riprende Matussi. «Ma reagire si può». Le madri dei ragazzi con disturbi di questo tipo hanno da tempo tradotto in fatti questa convinzione.
PIÙ PIZZA PER TUTTI
L’insegna illumina l’hinterland milanese anche nelle giornate grigie. È PizzAut, la prima pizzeria creata per giovani affetti da autismo. Dovrebbe aprire i battenti in aprile, con un anno esatto di ritardo dalle previsioni a causa della pandemia. Ma il camion-ristorante dei giovani pizzaioli ha attraversato l’Italia, spingendosi prima al Senato, dove Elisabetta Casellati li ha voluti come ospiti, e poi arrivando a Montecitorio. Lì, le pizze speciali sono state offerte all’ex Premier Giuseppe Conte per accendere una luce su chi, anche in tempi di pandemia, non smette di sognare e darsi da fare. PizzAut si trova a Cassina de’ Pecchi e funzionerà come una normale pizzeria. «L’abbiamo voluta in un’area commerciale, in una zona molto frequentata». L’associazione PizzAut esiste da tre anni e riunisce genitori di Milano e di Monza. «Usavamo la pizza come mezzo di socializzazione: le famiglie con ragazzi autistici spesso si isolano. E così, grazie alla pizza, invitavamo i ragazzi e i loro genitori. Poi, mi sono accorto che mio figlio Leo ci sapeva fare. E ho pensato: perché no?». Nico Acampora, il fondatore, ha selezionato ragazzi dai 18 ai 24 anni, facendo fare corsi di formazione in quell’età in cui si esce da scuola ed è difficile inserirsi nel lavoro. «È nata un’esperienza stupenda: PizzAut ha fatto 100 date in giro per tutta Italia. Anche per promuovere il tema dell’inserimento dei soggetti autistici nel mondo lavorativo. Però siccome la nostra pizza piace, il passo naturale è stato costruire un locale tutto nostro». I ragazzi lavoreranno in cucina e ai tavoli coadiuvati da un cuoco, un cameriere e un educatore. Un ristorante vero, però, è una sfida: per questo tavoli e percorsi sono stati studiati per rendere i ragazzi più autonomi. «Leo è piccolino ancora. Ma lavorando per il suo futuro mi sono imbattuto nel presente di molti altri ragazzi».
TORTELLINI DA CHEF
Tortellini e inclusione per tutti. Il cuore di Modena è un impasto morbido racchiuso in una sfoglia sottilissima. Che si tramanda da nonna a nipote. Il Tortellante è l’associazione che dal 2016 aiuta le persone con disturbo dello spettro autistico a crearsi una reale opportunità di occupazione attraverso la produzione di tortellini e tagliatelle. La sede è nel cuore della città, in una palazzina a due piani dell’ex Mercato Ortofrutticolo che al piano terra ospita il laboratorio e al primo piano ha anche una parte residenziale, dove gli ospiti che frequentano il laboratorio (25 partecipanti tra i 16 e i 26 anni) possono sperimentare un sabato sera con gli amici e un weekend in piena autonomia. Erika Coppelli, madre di un ragazzo di 21 anni e presidente del Tortellante, è l’anima di questo percorso. «I nostri giovani speciali hanno bisogno di sentirsi utili alla società e di svolgere un ruolo attivo» spiega. «Così, sotto stretto controllo scientifico, è nata una comunità che produce pasta fresca secondo un modello sostenibile». Del progetto si è innamorato lo chef Massimo Bottura, che oggi è uno dei promoter più entusiasti. «Massimo è modenese: insieme alla moglie Lara ha voluto conoscere il Tortellante, mettendo a disposizione la sua esperienza e accettando di diventare il testimonial del nostro progetto».
I DOLCI VENEZIANI
A Mogliano Veneto (Tv), infine, i ragazzi affetti da autismo hanno dato vita a una pasticceria speciale con tiramisù e dolci veneziani, ma anche taralli e merende sane. Quando ha avuto il responso clinico sulla situazione di suo figlio Alberto, Stefania Ruggiero si è rimessa in tasca la laurea in Lingue ed è tornata in cucina. «Sono pugliese, per noi il cibo è una forma di religione». Trasferita in Veneto, ha creato Addolciamo l’autismo, un pastificio permanente che fornisce dolci e merende sane a scuole, bar e famiglie. Stefania Ruggiero, presidente dell’Angsa Treviso (Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici) ha cercato in tutti i modi un percorso di normalità e lavoro per il suo ragazzo. Così è nato il progetto di un laboratorio sperimentale di pasticceria in cui impiegare autistici. Oggi Addolciamo l’autismo coinvolge sette pasticcieri tra i 20 e i 22 anni. Tutti che lavorano alacremente per poter costruire una vita adulta di dignità e uguaglianza. E non è un’attività a solo scopo assistenziale. «Devi darti un traguardo e uno scopo davanti a una diagnosi di autismo. La pasticceria è un luogo di lavoro, ma anche di socialità e partecipazione. Attraverso il gusto e il piacere per la tavola siamo riusciti a superare molte barriere. E ora puntiamo in alto, a un progetto di residenzialità che consenta ai ragazzi di costruire, in maniera indipendente, una propria autonoma felicità».
● Da Confidenze n. 14/2021
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