Non mi fermo un attimo. Sono un’illustratrice e lavoro tanto, mi occupo della sezione per ragazzi in una biblioteca e nel tempo libero adoro viaggiare e stare con gli altri. Dimenticavo: ho la sindrome di Down, ma mi pare un dettaglio
Storia vera di Rosanna Di Nicoli raccolta da Alina Rizzi
Sono nata 35 anni fa a Triggiano, vicino a Bari, in una giornata di febbraio molto fredda in cui ha persino nevicato. Una giornata speciale, come lo sono io, non soltanto perché ho la sindrome di Down, ma perché gli altri sono così “normali”! So di essere una ragazza in gamba e so fare molte cose. Se alcuni mi vedono diversa non importa: sono nata per essere una persona e basta e sono felice della mia vita. Ho una famiglia meravigliosa: mamma Costanza, papà Giuseppe e mia sorella Mariangela che ha cinque anni più di me. Lei mi chiama “porcellins” e io la chiamo porcelluzza. Scherziamo molto!
Nella mia camera conservo tutte le fotografie di quando ero piccola, mi piace riguardarle. Ero bellissima. Non assomiglio a Mariangela, sono contenta. Forse somiglio a mio padre: ho gli occhi verdi come i suoi, ma non ho i baffi per fortuna. All’asilo facevamo tante feste e recite scolastiche in costume alle quali partecipavo sempre con entusiasmo. Ricordo che c’erano tanti bambini e spesso mi volevano abbracciare: non sempre mi piaceva, ma non li scacciavo e non piangevo mai. Quando tornavo a casa c’erano i compiti perché, anche se ero piccola, mia madre che è insegnante me li ha sempre assegnati: esercizi con l’alfabeto e i disegni, parole nuove da ricordare e anche la ginnastica. Che barba, avrei preferito stare con le amiche, ma mamma era categorica: prima i compiti e poi il divertimento. Era severa. Quando sono andata a scuola l’insegnante mi è piaciuta subito: era simpatica e molto carina. Ho imparato a scrivere e leggere con i miei compagni e anche un po’ di francese. Quello che non sopportavo, invece, era quando la maestra urlava con gli altri bambini indisciplinati e io mi mettevo le mani sulle orecchie per non sentire. Allora gli altri mi fissavano e scoppiavano a ridere. In quinta elementare ho fatto la comunione nella chiesetta della scuola vestita di bianco, bella come una sposa: mi sentivo già grande anche se in realtà ero ancora una bambina.
Quando i miei genitori mi hanno comunicato che ci saremmo trasferiti a Roma la mia reazione è stata categorica: «No, io a Roma non ci vengo! Sto bene qui dove ho la mia casa e le mie amiche. Non mi muovo». Avevo 14 anni e c’è voluta molta pazienza da parte dei miei genitori. Mi hanno prima mostrato Roma, la scuola in cui sarei andata, e mi hanno spiegato che lo facevano per me e mia sorella: avremmo conosciuto tante persone e ci sarebbero state più opportunità. Col tempo mi sono ambientata, ho trovato nuove amiche e ora Roma non mi sembra più così paurosamente grande. In effetti, come avevano previsto i miei genitori, mi ha dato la possibilità di fare tante cose diverse: le scuole superiori all’Istituto Professionale per i Servizi Sociali e poi la scuola internazionale Comics per tre anni, dove mi sono diplomata illustratrice: adoro disegnare e alla fine del corso ho realizzato un libro con i miei disegni coloratissimi nei quali ho raccontato la mia storia di ragazza speciale.
Comunque Roma è bellissima e ormai ho i miei luoghi preferiti: la “città dei gatti” che si trova a largo Argentina e poi piazza Navona con le sue bancarelle allegre e Castel Sant’Angelo da dove si vede il Tevere e sembra un po’ Parigi che ho visitato con la mia famiglia. Mi piace il cinema e il teatro. Ricordo ancora con emozione quella volta in cui ho potuto incontrare un amico speciale, un attore stupendo: Roberto Benigni. Lo ammiro tanto quando parla di Dante, del Paradiso e dell’Inferno e dà tanti consigli a tutti sulla vita, l’amore e l’amicizia. Quella volta, sono passati un po’ di anni, sono andata a trovarlo nel suo camerino al Teatro Tenda a Roma e lui mi ha abbracciata. Ero così felice ed emozionata che non sono riuscita a dire una sola parola, purtroppo a volte mi capita. Però gli ho regalato i miei disegni e lui ha voluto che ci scattassimo una foto insieme che ora conservo in bella vista nella mia camera. Amo anche la tivù e tutto ciò che riguarda la recitazione: per questo ho partecipato a un programma di Mtv nel quale solo alla fine della puntata veniva rivelato che tutte le attività di quella puntata erano svolte da una ragazza down, che ero io! Poi amo travestirmi e truccarmi per le recite, come faccio negli spettacoli messi in scena da Bottega Flaminia.
Ho una vita piuttosto impegnata: esco tutti i giorni per le attività che svolgo presso la cooperativa Agorà che si occupa di autonomia e di formazione al lavoro e organizza attività ricreative e gite fuori città. Negli ultimi anni ho partecipato a molti tirocini lavorativi in una mensa scolastica e presso le biblioteche. Lì mi occupo della sezione ragazzi, riordino i libri e partecipo con i bambini delle scuole a incontri durante i quali si leggono fiabe che illustro per loro. Mi è piaciuto anche lavorare per tre anni nella biblioteca della scuola primaria Emanuela Loi. In questa occasione mi sono inventata l’etichetta per segnalare i libri dello scaffale multiculturale: ha avuto tanto successo da essere citata in un libro sulle biblioteche di Catia Fierli e in un altro sui migranti, L’accoglienza delle persone migranti di Tiziana Grassi. Sono una persona creativa e sto bene con gli altri: se avessi un lavoro in questo ambito sarei davvero felice, ma non è facile purtroppo. Mi ha fatto molto bene frequentare l’associazione Persone Down. Ho imparato a stare fuori casa, in vacanza con altri ragazzi e gli operatori. Sono stata a Venezia e anche a Londra e ho visitato Vienna, Praga, Amsterdam, Barcellona, Siviglia, Stoccolma, Mosca. Ora però mi piacerebbe essere più autonoma e fare esperienze anche al di fuori dalla famiglia. Ho 35 anni ormai e il mio desiderio è di trasferirmi a Milano dove ho parenti e amici: la trovo bellissima, piena di vita e di nuove opportunità. Credo che mi troverei a mio agio perché sono curiosa e intraprendente, con la voglia di nuove esperienze. Il mio più grande sogno è volare a New York e portare il mio libro, magari per farlo tradurre. Papà dice che prima devo imparare un po’ d’inglese e mamma che devo saper prendere un aereo da sola. Hanno ragione e mi sto impegnando per migliorare. Sono una persona ottimista. Il futuro è tutto ciò che di bello mi accadrà. ●
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