Siamo a Gela, in una scuola elementare. I bambini suono già sul palco, pronti a mettere in scena la recita di Natale. Sono emozionati, avranno tutti gli occhi addosso. Hanno provato e riprovato, e ora reciteranno davanti ai maestri e ai genitori. Lo spettacolo invita allo spirito di fratellanza, il Natale è importante, festeggia la nascita di Gesù. Madri e padri sono tutti lì, in attesa, e i bambini sperano che saranno orgogliosi di loro. Ma prima che lo spettacolo cominci, si sentono delle urla bestiali- due madri stanno litigando per contendersi il posto migliore dal quale riprendere lo spettacolo con lo smartphone. Prima parolacce, grida, poi schiaffi, si prendono per i capelli, intervengono i loro uomini, le più pacifiche acciuffano l figli e scappano, alcuni cercano di dividere i litiganti, una delle due viene scaraventata per terra…corre la polizia. C’è voluta una volante per sedare l’immensa vanità di queste mamme. I bambini, dal palco, guardano. Capiscono di non contare niente. Che la recita è andata in fumo. Ancora una volta, i genitori gli hanno rubato la scena. Tanto lavoro, tanta passione sprecata: agli adulti non importa di come si stanno sentendo loro adesso, vogliono solo primeggiare, e abbattere il nemico o la nemica.
Il cattivismo ha vinto. Il bullismo è il segno del secolo. Più abbiamo un’anima brutta più ci sentiamo qualcuno. La specie umana è sempre stata violenta e volgare, ma si è data delle leggi, per frenare la propria natura di predatrice. Se agivi contro il prossimo, c’era la sanzione sociale. Adesso se fai un atto turpe ti acclamano, c’è un entusiastico ritorno alla clava, e sui social c’è una folla di persone che stanno chiassosamente dalla tua parte. Molti hanno trovato “figo” l’individuo che nella discoteca di Corinaldo ha spruzzato lo spray al peperoncino, rendendosi colpevole della morte di sei ragazzi, e sfottono quegli adolescenti che sono morti, perché sono morti- leggi, perdenti. Il vincente è quello che si è macchiato di quello stupido orribile crimine. Lo trovano divertente. Immagino che le madri della rissa diventeranno delle star.
La recita dei bambini per questi genitori non conta. Conta solo per metterla su Instagram. Vivono per rappresentarsi. Un tempo la visibilità era legata a un gesto clamoroso, o a un talento. Ora basta fare una prepotenza.
Ma ciò che soprattutto sconvolge, è che il bambino non conta. Il bambino è un gadget, il bambino è per i social. Avevo criticato Fedez e la Ferragni, perché avevano esposto il loro figlio alle telecamere dalla nascita, in una vita che è tutta una pubblicità, un Truman Show reale. Ma sbagliavo, perché loro sono i più innocenti. Almeno ne hanno fatto un lavoro, sono loro stessi l’azienda di famiglia. Molto peggio gli altri, quelli che sbattono gratis sui social i neonati, a un mese, due, tre, e aspettano i like per il loro marmocchio ignaro, verso il quale non hanno quel senso di protezione che hanno per la nuova vita anche gli orsi e le zanzare- genitori moderni, ma senza like non riuscite a voler bene ai vostri figli? E se vi mandano invece delle faccine ostili, gliene vorrete di meno?
Dall’inizio del mondo, i genitori sono sempre stati molto invadenti coi figli, ma narcisisti come certi genitori di oggi, non s’era mai visto. Primedonne a tutti i costi sulla pelle del figlio, si sentono tutti divi- il bambino è un pretesto per competere, il mio è meglio del tuo! A me è antipatica pure Cornelia, la madre dei Gracchi, che quando le amiche si vantano dei loro monili, fa venire i due figli e dice Ecco i miei gioielli ( glielo faranno vedere loro chi sono, diventeranno due rivoluzionati e moriranno per la loro idea, eroi dello spirito repubblicano, altro che i gioielli di mamma’).
Ragazzi, il figlio non è l’estensione del vostro ego, non avete messo al mondo una carta da giocare sui social, ma una creatura che ha vita propria. Vostro figlio esiste, al di fuori del vostro potere.
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