Alla Ricerca del tempo perduto, oggi

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Proust in Alla Ricerca del tempo perduto descriveva gli effetti nefasti del tempo sulle persone. Oggi si troverebbe davanti volti di plastica, devastati dal bisturi

C’è un libro che molti possiedono e pochi leggono, che passa per un monumento della noia, perché  gli intellettuali gli hanno costruito attorno una solennità così  minacciosa, che scoraggia ad avvicinarsi (e ci hanno scritto su troppi saggi, quelli sì insopportabili). Il libro è:  Alla ricerca del tempo perduto, di Marcel Proust. Invece è una lettura appassionante, e piena di un’ironia inarrivabile. Come il capitolo in cui il Narratore rivede i personaggi invecchiati, ai quali il tempo ha attaccato ai piedi delle suole di piombo. Stenta a riconoscere il padrone di casa, perché s’era camuffato con una barba bianca e pareva strascicare i piedi (…) quei vecchi pupazzi (…) un teatro di marionette che esteriorizzavano il Tempo: il Tempo non è visibile, e per diventarlo va in cerca di corpi e se ne impossessa, per mostrar loro la sua lanterna magica.

Oggi, invece, invece della Mascherata del Tempo, il Narratore vedrebbe la mascherata della plastica. Il Tempo ha fatto il suo tempo, il vecchio artista non conta più. Ora è il bisturi che scolpisce, e si diverte al suo posto. Invece del teatrino con attori truccati in fogge farsesche, il Narratore vedrebbe una torma di feriti che portano fieramente le loro mutilazioni. La duchessa di Guermantes sembrerebbe, come nel libro, un vecchio salmone, ma tutto stirato, le cicatrici della guerra col tempo nascoste dietro le orecchie.

E gli altri sarebbero ugualmente dei vecchi pupazzi ma più drammatici e ridicoli, contraffatti non dal Grande Demiurgo ma da un chirurgo qualunque. Sottratti alla natura beffarda beffandosi da soli, con una crudeltà che neppure lei, la grande assassina, conosce. Eppure, come se l’Autore avesse già tutto visto nel Tempo, che ai tuoi tempi esisteva ancora, quando descrive quelli che si sono tenuti meglio, sembra descrivere i moderni pietrificati:

Non erano dei vecchi ma dei diciottenni straordinariamente avvizziti. Un nonnulla sarebbe bastato a cancellare quelle stigmate di vita; e la morte, per restituire gioventù a quei volti, non avrebbe speso maggior fatica di quanta ne occorra per ripulire il ritratto, di cui solo una lieve patina di sporcizia offuschi lo splendore.

Monsieur Proust, grazie.

 

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