L’anoressia guarisce con il cibo per l’anima

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Ho sofferto di anoressia dai 13 ai 17 anni. Erano gli anni Settanta e non si sapeva nemmeno di cosa si trattasse. Fu un famoso psichiatra, grande amico di mio padre, a indicare nel mio stato di denutrizione per rifiuto di alimentarmi, questa patologia diventata oggi un’epidemia sociale che conta più di due milioni di malati.

Ma come quasi sempre accade, io non accettavo un supporto psicologico e i miei genitori non volevano riconoscere che io potessi soffrire di un disturbo della psiche. Mi curavano, certo, ma attraverso accurate indagini mediche fisiche che purtroppo non portavano a nulla. Il mio corpo era sano, ma io non riuscivo a ingoiare nemmeno un grissino. Vivevo grazie a flebo quotidiane.

Ne sono uscita semplicemente perché mi sono accorta che stavo morendo: perdevo spesso i sensi, anche di notte. Come più tardi mi ha definito uno psicologo, sono stata una kamikaze che all’ultimo minuto s’è liberata degli esplosivi. Ha vinto, grazie a Dio, la voglia di vivere.

Però il mostro non era del tutto sconfitto e l’ho capito molti anni più tardi quando a seguito di un grande dolore, è ricomparso. Questa volta però ho deciso di farmi aiutare e ho iniziato subito una psicoterapia. Quello che fin dalla prima seduta mi ha colpito del medico che mi aveva preso in cura è stato il fatto che non mi chiedeva mai se e quanto mangiavo. Di cibo non si parlava mai. Finché un giorno gli ho chiesto perché e con la sua risposta lui mi ha di colpo spalancato la porta della consapevolezza: «Prima di nutrire il corpo bisogna nutrire l’anima».

S’è detto e si dice tanto sull’anoressia, ma di base si tratta dell’incapacità di chi ne soffre di esprimere le proprie emozioni e i propri bisogni. Mi verrebbe da dire, insomma, che equivalga a una sorta di autismo.

Il cibo dell’anima è l’ascolto. È l’ascolto la vera spinta a decomprimere emozioni, sentimenti, paure perché possano essere tradotti in linguaggio. Ecco perché non perdo occasione di ribadire che, per un’anoressica, la psicoterapia è determinante per imparare a parlare di sé senza vergogna.

Nel numero in edicola oggi di Confidenze troverete quattro testimonianze forti di donne che ci raccontano come ce l’hanno fatta. E il commento di un grande psichiatra, Paolo Crepet che nel suo ultimo libro Il caso della donna che smise di mangiare (Einaudi, 17 euro) racconta la storia di un’anoressica.

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