Non amo le cure dimagranti in generale, ma ancora di più odio con tutte le mie forze dovermi mettere a dieta io. Intanto, perché mangiare mi piace da pazzi e lo considero uno dei buoni motivi per essere al mondo.
E poi, forse, per un’infanzia trascorsa accanto a una mamma troppo simpatica, ma eccessivamente diet addicted. Cioè, sempre pronta a seguire tutte le novità snellenti dell’ultimo momento. Tant’è che già negli anni ’70, appena si parlava di un inedito regime alimentare elimina-chili, lei l’abbracciava con netta convinzione.
Il più allucinante di cui ho memoria è quello delle banane e marsala che aveva trasformato la nostra cucina in un misto tra un negozio di frutta e un’enoteca. Con caschi gialli sparsi ovunque. E bottiglie di liquore appoggiate in ogni dove.
Così, mentre a colazione noi assaporavamo pane e Nutella annaffiati dal latte con l’Ovomaltina, lei masticava banane tracannando liquore.
Non andava meglio al ritorno da scuola, quando all’ora di pranzo sul suo piatto rivedevamo gli stessi frutti. E nel bicchiere il medesimo liquido marroncino.
A trattenerla dal tunnel dell’alcolismo è intervenuta (per fortuna in tempo!) una nuova dieta a base di minestrone 24 ore su 24. Perciò, in quel periodo chi apriva il nostro frigorifero rimaneva accecato da una festa di colori che spaziavano dal verde delle zucchine all’arancio delle cugine zucche.
Potrei andare avanti una vita a snocciolare aneddoti. Invece, preferisco citare l’articolo su Confidenze in edicola adesso, C’è una nuova dieta che dice sì alla pizza, per esprimere un mio parere: cercare di mantenere (o recuperare) la linea a suon di regimi alimentari che rasentano la follia non ha nessun senso. Perché per dimagrire davvero occorre l’assennatezza di cui parla il biologo nutrizionista Luca Cioffi, intervistato nel pezzo e autore del manuale In forma con il metodo SANU).
Secondo Cioffi, la regola per un fisico snello è puntare su cibi sani ed equilibrati, ma gratificanti. E io, pur non essendo biologa né nutrizionista, sono assolutamente d’accordo con lui.
A parte la mia mamma, ho visto troppa gente credere di diventare una silfide con strategie assurde. Per esempio, un’amica che veniva a sciare con le tasche della giacca a vento gonfie di mandorle, che lei sgranocchiava su ogni impianto di risalita (cos’altro ingurgitasse nel resto della giornata non l’ho mai capito).
Oppure, una collega che si presentava alla scrivania con una sfilza di bottigliette piene di acqua e succo d’acero come unica fonte di nutrimento per lunghe settimane. E, ancora, una conoscente che, se invitata a cena, si portava appresso un cestino di uova sode, poiché la sua dieta prevedeva la bellezza di 15 giorni a inglobare tuorli e albumi.
Tutto questo a me è sempre parso al limite della follia, considerando che la capacità di resistenza a un’alimentazione tanto bizzarra difficilmente supera le 72 ore. Ma non solo. Non bisogna essere laureati in scienza dell’alimentazione per sapere che il nostro organismo ha bisogno di un’infinità di sostanze, da calibrare con una minima di logica.
Morale, nei piatti vanno messe verdura e frutta, accompagnate anche da carboidrati e proteine. In versione cruda o cotta a seconda del gusto del momento. E, comunque, cucinati seguendo criteri in grado di appagare il palato senza attentare alla linea.
Difficile? Sinceramente non più di tanto. E visto che a parlarvi è una divoratrice di cibo indefessa, vi prego di credermi: mangiare bene, sano e alzarsi da tavola sazi non è un’impresa ciclopica.
Certo, ci vuole qualche astuzia. Io, per esempio, tuttora ghiotta di Nutella, la riservo alla mattina promettendomi di essere più attenta a cena. Magari scegliendo una (sola!) pizza. Ovviamente ricoperta di verdure alla griglia, per essere fedele al consiglio del dottor Cioffi: mescolare sacro e profano.
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