Signora Virginia Raggi, come cittadina di Roma voglio farle una proposta. Io disgraziatamente l’ho votata, e per questo mi prenderei a schiaffi da sola. Non era solo un voto di protesta verso le precedenti amministrazioni, vistosamente corrotte o incapaci. Era anche un voto di speranza: che lei non fosse un genio si era capito da subito, dal protagonismo e dalla superficialità dei suoi interventi pubblici.
Ma speravo che un movimento nuovo come 5 Stelle, composto per la maggior parte da giovani, avesse due cose importanti, slancio e buone intenzioni. Speravo somigliaste ai Radicali, gente preparata e capace di ideali, che ha sempre agito per il bene dei cittadini. Pensavo sì, anche se la Raggi è un po’ leggera di mente, avrà intorno una squadra di ragazzi di buona volontà, che studieranno i problemi da vicino, e qualcosa faranno. Anche poco, quel poco da non far pentire chi l’ha votata.
Per esempio dipingere le strisce pedonali- meno che al centro storico sono invisibili, e molto rischiose per i pedoni. Invece, niente.
Vorrei farle una proposta: viva per un giorno come un cittadino normale. Provi a uscire a piedi con le buste dell’immondizia per buttarle nel cassonetto, che però è stracolmo, e intorno ammucchiati sacchi che spandono miasmi pestilenziali. Provi ad andare sola di notte per le strade non illuminate. Provi ad attraversare la strada sulle strisce fantasma, costretta a sbracciarsi con gesti di emergenza per non essere travolta dalle auto che sfrecciano impunite come al Gran Premio (la media dei romani morti per essere stati investiti sulle strisce, è di circa 120 all’anno).
Provi a camminare, magari con le borse della spesa facendo lo slalom fra le buche, provi ad accompagnare a scuola suo figlio prendendo un autobus che passa ogni 20-40 minuti, ma anche 50, quando la metropolitana si rompe e tutti si riversano sui mezzi di superficie, scopra la lotta per salire sull’autobus strapieno, tenendo in braccio il bambino perché non soffochi.
Ma se ha la fortuna di trovare un posto libero, non abbia l’ingenuità di sedersi: ne uscirebbe con la schiena a pezzi per i sobbalzi dovuti al fondo stradale, più la guida di autisti fuori controllo.
Io ormai non mi siedo più, non solo sto in piedi, ma sulla punta, per ammortizzare gli scossoni. Provi ad andare in periferia, dove i topi e i violenti la fanno da padroni. E le direi “si metta una mano sulla coscienza”. Ma se ne avesse se una non saremmo a questo punto.
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