“Ho scoperto l’opera di Bohumil Hrabal sotto il divano di un amico (dovevo essere steso per terra, come mi capita spesso). Era il suo racconto migliore, Ho servito il re d’Inghilterra: l’ho preso, me lo sono letto, e quando l’ho restituito la settimana dopo ero un uomo diverso. (…)
Seduto al mio computer, non avrei saputo cercarli. Per trovarli sono dovuto uscire di casa. Ho dovuto permettere alla casualità di farsi strada. I computer sono macchine. Internet, in ultima analisi, è un esercito di macchine. E le macchine non consentono la casualità. Fanno esattamente quello che chiedi loro di fare. Per questo da Internet si ottiene soltanto ciò che già si sa di volere, nulla di più.
Questi incontri, tuttavia, nella vita di ogni giorno sono piuttosto rari e non possiamo certo passare il tempo a sbirciare sotto i divani. Ed eccoci di nuovo alle Buone Librerie. Cioè una stanza (o due) in cui gli ignoti ignoti sono disposti sui tavoli e impilati su scaffali. Una stanza (o due) dove puoi trovare ciò che neppure sapevi di volere, e dove i desideri possono espandersi all’infinito. Espandersi, non essere soddisfatti, perché che gusto c’è a soddisfare un desiderio che si ha già? Farlo non ci renderà migliori o più grandi. Un desiderio soddisfatto è cosa misera e meschina. Un desiderio nuovo, invece…”
Ventidue pagine. Due euro. Uno di quei libretti piccolini che si trovano vicino alla cassa, nelle librerie. Cominciò negli anni ottanta con i libricini a 1000 lire, Nutella-ae e La lettera sulla felicità di Epicuro. Poi il fenomeno è andato scemando fin quasi a scomparire del tutto. Ogni tanto qualcosa ritorna ma non attrae più e finisce, quasi del tutto, nei resi.
Questo piccolo libro è in realtà un articolo/testo abbastanza lunghetto scritto per l’Independent Booksellers Week da un giornalista, blogger e saggista e ci invita a riprendere la strada, quella fatta di arterie ma anche, forse soprattutto, di piccoli sentieri appena accennati, nascosti, scritti in piccolo sulle cartine. Andare alla ricerca dell’ignoto ignoto vuol dire svegliarsi ogni mattina con un raggio di sole ideale conficcato nel cervello: il fantastico può accadere, non sei a conoscenza di tutto, anzi, non sai proprio niente!
E nel mondo della letteratura, dei libri, questo è ancora più vero. Il catalogo non si esaurisce con i classici, con le ultime uscite, con i long e con i best sellers. Il catalogo è molto più ampio ed è pronto a stupirci, a farci trovare e scovare come fosse per caso (ma non lo è mai, i libri sono magici, hanno calamite che sanno dove e da chi andare e anche in quale preciso momento) lo scrigno dentro al quale sono custodite le parole giuste ma anche abbracci, sostegno, consolazione, la spinta per ricominciare da capo quando tutto sembra perduto.
Oggi io vi consiglio queste poche pagine che però ci spalancano le porte d’oro di luoghi sacri, templi del Bene, fucine di pace, inceneritori di ansie, discoteche delle sinapsi neuronali: le Librerie, le biblioteche, le pareti stracolme di libri di un amico che ti invita a cena.
Guardate i libri. Toccateli. Aprite quelli che hanno un titolo assurdo o una rilegatura sconcertante. Mettetevi in ginocchio e poi sulle punte, salite su scalette dinoccolate, fatevi prendere sulle spalle dal commesso, fate un salto doppio carpiato con pausa di 5 secondi a due metri da terra e afferrate il libro più in alto, quello solo solo e pure mezzo impolverato e stropicciato. Quello aspetta te! Leggilo.
Mark Forsyth, L’ignoto ignoto, Editori Laterza
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