È uno stralcio di vita quotidiana quello che esce dalla storia vera “La cosa giusta” raccolta da Valeria Sirabella su Confidenze, e che ci ricorda quanta indifferenza, apatia ed egoismo ci circondi.
Sarà capitato a tutti di assistere a un diverbio, una lite tra automobilisti, o peggio ancora una scazzottata in pubblico. Raramente, quando le cose si mettono al peggio, si vede qualcuno intervenire; un timore comprensibile, visto che non si sa mai con chi si ha a che fare, ma ci sono tanti modi per sedare una rissa, chiamare la Polizia, i Vigili Urbani, chiedere l’aiuto di altre persone.
Nell’episodio raccontato un uomo va a prendere i figli a scuola e mentre è in macchina con loro, assiste a un pestaggio a sangue tra due persone; senza starci a pensare troppo, scende dall’auto e va in soccorso del malcapitato che sta soccombendo sotto pugni e calci. Il gesto eroico provoca però lo spavento della bambina e la sera sua moglie gli dà dell’irresponsabile e incosciente, capace di mettere a repentaglio la sicurezza della sua famiglia per mischiarsi con i primi due violenti di turno.
Gli eventi daranno ragione all’uomo per il suo gesto di coraggio.
Mentre leggevo questa storia, mi è tornato in mente il triste episodio del ragazzo italiano ucciso in Spagna, in Costa Brava, quest’estate per una rissa in discoteca, durante la quale nessuno dei tanti presenti era intervenuto per cercare di evitare il peggio (il video a suo tempo diffuso, lo dimostrava chiaramente). Possibile che cinquanta persone nulla potessero contro cinque o sei delinquenti certamente armati?
Poi però mi sono ricordata anche di un altro fatto di cronaca di qualche settimana fa: il tentativo di sventare una violenza sessuale, da parte degli abitanti di Rozzano, alle porte di Milano, attirati dal clacson dell’auto e dalle grida della donna imprigionata in macchina. Le immagini diffuse dalle Tv mostravano persone armate di pentole, ombrelli, e altri utensili casalinghi improvvisati che, nonostante fosse notte fonda, erano scese in strada, cercando in ogni modo di fermare quanto stava succedendo.
Due comportamenti diversi per situazioni analoghe, in entrambe c’è un debole che soccombe e un violento che infierisce. Ma senza pretendere gesti eroici e immotivati da nessuno, basterebbe un po’ più di solidarietà umana e meno diffidenza verso il prossimo. In fondo l’unione fa la forza.
Vi riporto il commento che ha dato Paolo Crepet, psichiatra e sociologo, alla vicenda “… solo un forte individualismo può portarci a non difendere una persona in pericolo, un amico, un fratello, un compagno. I fatti di cronaca ci mostrano che questa sordità empatica è in triste aumento nella nostra società”.
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