L’insonnia è un vero incubo

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Per anni ho dato a questa parola un significato vago. Adesso, invece, sono vittima dell'insonnia. Che ha trasformato tante notti in un incubo

Da che ho memoria, il mio problema non è mai stato addormentarmi ma svegliarmi. Non a caso, per anni e anni alla parola insonnia ho dato un significato molto vago. E, soprattutto, lontano mille miglia da me.

Infatti, fino a poco tempo fa mi bastava infilarmi nel letto per precipitare a peso morto nelle braccia di Morfeo.

Certo, crollare come un sasso le volte in cui facevo le ore piccole era normale. Lo stesso, però, succedeva se andavo a dormire con le galline. Per esempio, nelle domeniche invernali al ritorno dalla montagna. Quando, ancora infreddolita, mi rifugiavo sotto il piumotto prima del tiggì. Del quale non sentivo le notizie, dato che al momento in cui le trasmettevano me la ronfavo già della grossa.

In quei periodi, fra l’altro, che mi ritirassi presto o tardi non faceva la differenza. Perché, il giorno dopo, sollevare la carcassa dal materasso era comunque una tragedia. Di tale portata che ai tempi ho iscritto i bambini allo sci club nell’orario pomeridiano, per l’impossibilità di portarli sulle piste ad apertura impianti.

Non solo: nonostante l’appuntamento con gli allenatori fosse alle 13,30, in casa puntavamo la sveglia temendo di non farcela ad arrivare puntuali.

Tali abitudini hanno fatto sì che per una vita mi sia sentita dire quanto fossi fortunata. E se addirittura c’era chi dichiarava di invidiarmi, confesso che non ne capivo il motivo. Anzi, ero io a invidiare coloro che al mattino saltavano su come grilli, con l’oro in bocca.

Poi, purtroppo, di colpo mi è stato tutto chiaro. Ho avuto i primi problemi col riposo. Li ho reputati passeggeri. Invece, non li ho ancora risolti. Tant’è che questa settimana mi sono letta immediatamente l’articolo Se il sonno non arriva, che trovate anche voi sul numero di Confidenze in edicola adesso.

Ebbene sì, dopo lunghi trascorsi da ghiro, eccomi qui, oggi, nei panni dell’ennesima vittima dell’insonnia. Che ho scoperto essere un vero incubo. A voi la cronaca.

Prima di andare a letto, pur seguendo la mia solita routine con l’intento di rilassarmi, ho già l’orribile sensazione: addormentarmi sarà un’impresa. Allora, mi affido a un libro nella speranza che dopo poche pagine mi frani sul faccione come accadeva nel passato.

Invece, anche se la storia è di una noia mortale proseguo nei capitoli con gli occhi a palla, finché non li sento trasformarsi in macigni. E se a quel punto mi dico che è fatta e spengo la luce, l’illusione di sprofondare nell’oblio sparisce nel momento stesso in cui metto il cuscino nella posizione giusta.

E da lì parte l’inferno, con la mente che comincia a vagare. Trasformando il più innocente pensiero in una catastrofe di dimensioni inenarrabili. Alimentato da una fantasia che neanche The Blues Brothers.

Così, il futuro assume un sapore talmente nefasto da far schizzare l’ansia a mille. Quindi, tento di reagire per tenerla a bada. Purtroppo, di leggere non se ne parla, perché ormai la concentrazione se n’è andata. E poiché le parole crociate finiscono troppo in fretta, passo alle carte da gioco. Con le quali mi ammazzo di solitari tirando le quattro o le cinque.

E poi?

E poi l’incubo continua, visto che di notte il tempo non passa mai. Tant’è che raggiungo l’apice della follia mettendomi a contare fino a 60 alla lentezza di un bradipo. Per poter guardare l’orologio subito dopo. E constatare che non è passato solo un eterno minuto, ma (miracolo dei miracoli!!!) uno e mezzo.

A bloccare tutto questo delirio è il primo accenno di alba: annuncio festoso dell’inizio di una nuova giornata. A quel punto, gasata come una bottiglia di Perlier, comincio con la ginnastica alle sei del mattino. Dicendomi che dopo la notte insonne e l’attività fisica ora di sera sarò stravolta. E pronta a dormire come se mi avessero narcotizzata.

In effetti, al tramonto distrutta lo sono davvero. Ma il dettaglio non mi dà la sicurezza di piombare in un meritato sonno. Infatti, mentre seguo la routine della buonanotte sento già crescere l’agitazione.

Morale, il ciclo continua come il gatto che si morde la coda. Non è un incubo?

Confidenze