L’Unione europea contro Charlie

Mondo
Ascolta la storia

Il dramma del piccolo Charlie: ne parliamo nel numero in edicola oggi, con l'editoriale di Susanna Barbaglia. E qui nel blog con il commento di Barbara Alberti

Senza essere un soggetto “sentimentale”, ascoltando il giornale radio sono scoppiata a piangere, alla notizia che la commissione UE e i medici che decidono per noi, hanno dato “una proroga” (ma breve, eh) ai genitori di Charlie, il bambino di 10 mesi che per loro giudizio deve morire, perché incurabile.

Una proroga prima di staccargli le macchine. Mentre siamo qui, ognuno intento nelle sue faccende, c’è questo piccolo condannato a morte e suo padre e sua madre che vivono lo strazio delle ultime ore insieme. È stato impedito loro di fare l’ultimo tentativo portandolo in USA per una cura sperimentale.

Tutto questo è mostruoso, e ingiusto, e fa fremere di dolore e di rabbia. Ha ragione l’Avvenire, che scrive “perché sono tutti d’accordo per la libertà di morire, quando si tratta di accorciare le nostre sofferenze, e non si leva una protesta generale per la libertà di vivere?”.

Cosa gliene importa a quei seriosi signori della UE, che cosa c’entrano, come osano mettersi fra l’amore dei genitori e il loro piccolo?

È già assolutamente miracoloso, e degno di rispetto, che questi due giovani amino così disperatamente il piccolo essere sfortunato senza futuro, senza prospettive, che può vivere solo attaccato alle macchine, col quale comunicano solo con le carezze, e che è per loro tutto il mondo. Non è un sacrosanto diritto tentare di tutto?

Al loro posto io andrei anche dallo stregone, anche dallo sciamano- non ci rappresenta forse tutti questo piccolo presepe d’amore che vive di speranza?

Viviamo nella dittatura della scienza? Mi immagino questi giudici della vita e della morte, che hanno i loro affetti, il loro lavoro, non hanno mai visto Charlie né i suoi, e decidono a freddo, su dei dati, di premere il bottone “morte”.

E questa proroga è straziante, strazianti le ultime ore insieme, questo legame che finirà non per natura ma per legge, perché qualcuno ha deciso “per il bene del bambino” di eliminarlo.

Non si parli più di democrazia. Un Grande Fratello senza volto, senza cuore, senza cognizione di umanità, presiede alla nostra sorte.

Non si parli più di libertà, quando nelle cose più sacre entra un volere estraneo, spietato, idiota e arbitrario. Addio Charlie. Addio all’amore, ai diritti  primari.

Confidenze